“Gesù guarisce il nostro rapporto con Dio”

Commento al Vangelo di don Simone Calabria

“Si avvicinava la Pasqua dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme”, nota l’evangelista Giovanni. Anche per noi si sta avvicinando la Pasqua e siamo nuovamente uniti al gruppo dei discepoli che accompagnano Gesù.

La Liturgia si apre con la presentazione dei Dieci Comandamenti. Furono le prime parole che ascoltarono gli israeliti e che costituirono il fondamento della loro fede. Anche noi le abbiamo ascoltate sin da piccoli, e fanno parte del nostro bagaglio religioso. I Dieci Comandamenti non sono solo una serie di norme morali da rispettare. Sono molto di più: in essi si esprime il contenuto fondamentale da cui derivano l’amore per Dio e per il prossimo.

Le prime “parole” delineano il rapporto del popolo con il suo Dio: un rapporto d’amore esclusivo. Quando il Signore ordina: “Non avrai altri dèi di fronte a me”, propone una richiesta di amore totale, un amore che lo porterà sino a morire per noi. “Siate perfetti com’è perfetto il Padre vostro che sta nei cieli”, dice Gesù.

Segue la seconda parte del Decalogo dove si elencano i sette comandamenti che riguardano il modo corretto di vivere i rapporti tra di noi.

Per questo motivo, questi “comandi” prima di essere una legge esprimono una esigenza d’amore non parziale, ma esigente, davvero geloso, com’è quello di Dio.

Si potrebbe interpretare anche la scena del Vangelo all’avvicinarsi della Pasqua della cacciata dei venditori dal Tempio di Gerusalemme, come una manifestazione di gelosia da parte di Gesù: “Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori del tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!»”.

Fu un gesto profetico, che si capisce alla luce della Pasqua di Gesù. Abbiamo qui, secondo l’evangelista Giovanni, il primo annuncio della morte e risurrezione di Cristo: il suo corpo, distrutto sulla croce dalla violenza del peccato, diventerà nella Risurrezione il luogo dell’appuntamento universale tra Dio e gli uomini. E Cristo Risorto è proprio il luogo dell’appuntamento di tutti fra Dio e gli uomini. Per questo la sua umanità è il vero tempio, dove Dio si rivela, parla, si fa incontrare; e i veri adoratori, i veri adoratori di Dio non sono i custodi del tempio materiale, i proprietari del potere o del sapere religioso, sono coloro che adorano Dio «in spirito e verità» (Gv 4,23).

La cosa che più mi colpisce e commuove in questo brano del Vangelo vedere che in Gesù c’erano insieme la tenerezza, la dolcezza di una donna innamorata e poi la determinazione, la forza, il coraggio di un eroe sul campo di battaglia.

A ogni ognuno di noi Gesù ripete il suo avvertimento: “non fate della casa del Padre mio un mercato!” cioè “non fare mercato della fede”. Non dobbiamo adottare con Dio la legge scadente della compravendita di favori, dove tu dai qualcosa a Dio (una Messa, un’offerta, una candela…) e Lui da qualcosa a te. Dio non si compra, non ha prezzo…Dio è di tutti.

Noi siamo salvi perché riceviamo da Dio. Tempio di Dio è l’uomo (fatto di carne e ossa). Questo è il rischio più grande, il peggior sacrilegio che possiamo commettere: profanare l’uomo, soprattutto se povero, se bambino, se debole.

Casa, tempio di Dio sono uomini e donne che custodiscono nel mondo il fuoco della speranza e della libertà, la logica del dono, l’atto materno del dare. Ricordiamoci che la nostra vita non è questione di affari: è cercare, raggiungere il nostro destino, la vera felicità: Dio.

Lasciamo che la Parola di Dio purifichi le nostre false immagini di Dio e le nostre false attese per essere in comunione con Lui. Amen.

III Domenica di Quaresima Anno B
(Es 20,1-17; Sal 18; 1Cor 1,22-25; Gv 2,13-25)

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