Raccontare l’Ultima Cena facendo fare esperienza della cena ebraica

Un'”ultima cena” di un gruppo di amici ha rivoluzionato la storia di salvezza dell’umanità: l’Ultima Cena di Gesù con i suoi discepoli ci ha donato l’Eucarestia, pane vivo che si fa carne per amore di ogni uomo e donna sulla terra.

Nell’incontro di Camminiamo don Gioia di venerdì 3 aprile abbiamo tentato di far immergere i ragazzi nella fatidica cena ebraica, vissuta da Gesù.

Dopo il segno di croce, seduti intorno a un tavolo imbandito con tovaglia di canapa, vasami di coccio, pane azzimo, cicoria, miele, uova sode e datteri (mancava l’agnello in quanto venerdì di Quaresima) dopo un momento di lode e di invocazione dello Spirito Santo abbiamo letto il Vangelo di Luca 22, 7-20.

Catia che aveva anche preparato il pane ha spiegato il senso della Pasqua ebraica: una cena fatta di fretta perché gli israeliti stavano scappando per la lasciare la vita da schiavi in Egitto per raggiungere la Terra promessa. Il pane veniva preparato e impastato in fretta e senza lievito in modo da non dover aspettare i tempi di lievitazione.

L’Ultima Cena di Gesù la riviviamo in ogni santa messa quando il sacerdote consacra l’ostia con le stesse parole pronunciate da Gesù quella sera.

Poi abbiamo chiesto ai ragazzi “Che cos’è per voi la Pasqua oltre il non andare a scuola e le uova di cioccolato?” nel desiderio di spronarli a farsi delle domande su ciò che loro vivono in prima persona.

E ovviamente l’incontro si è concluso gustando alcune pietanze tipiche della cena ebraica.

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