La messa a catechismo del secondo anno: Processione e canto d’ingresso – venerazione dell’altare

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Riti di introduzione
(Processione e canto d’ingresso – venerazione dell’altare)

La domenica a messa avete mai caso proprio al momento iniziale quando il coro comincia a intonare un canto e in mezzo alla navata c’è la processione con i ministri dell’Eucarestia e il sacerdote non vi ricorda forse la scena di questa storia letta nel Vangelo?
Come quando Gesù veniva acclamato dalla “numerosissima folla” a Gerusalemme così con la cosiddetta Processione d’ingresso, inizia la messa.
“Processione” signi-ica camminare avanti insieme, avanzare, procedere (pro = AVANTI). Nella Messa ci sono diverse processioni rituali. Nella processione solenne c’è chi porta il turibolo (detto anche incensiere ossia il vaso in cui viene bruciato l’incenso) e la navetta con l’incenso, chi la Croce, chi le candele accese, infine i ministri e il Sacerdote che chiude la fila. Davanti a lui, quando c’è, il Diacono che porta in alto l’Evangelario il libro dei Vangeli, tabernacolo della Parola che pronuncerà durante la celebrazione. Quando c’è il diacono è sempre lui che legge il Vangelo.
Questa processione inaugura i riti di introduzione ed è accompagnata dal canto d’ingresso. La CROCE apre la processione sempre, in quanto è Cristo stesso che ci precede e noi suo popolo Lo seguiamo.
La processione d’ingresso è un’azione simbolica, un segno che rimanda a un agire di Dio: è Cristo stesso che entra solennemente in mezzo alla sua comunità, l’assemblea eucaristica, il popolo di Dio di cui abbiamo parlato l’altra volta. Il simbolismo di quest’azione è sacramentale perché fondato su tre sacramenti: il battesimo dei fedeli, l’ordine dei sacerdoti e l’Eucarestia che si appresta a celebrare.
La processione simboleggia il cammino che la Chiesa pellegrina compie verso la Gerusalemme del cielo.
In questo momento l’assemblea si alza in piedi e si inchina al passaggio della croce facendo il segno di croce, ricordando così che è stata redenta dal Padre, per mezzo del Figlio sulla croce, e nello Spirito Santo.

Nella liturgia “Dio parla al suo popolo e Cristo annunzia ancora il suo Vangelo; il popolo a sua volta risponde a Dio con il canto e con la preghiera” (da Sacrosantum Concilium del Concilio Vaticano II, al numero 33).
Abbiamo sempre detto che la messa è come una festa di nozze. E come in ogni festa, la musica non manca mai e così anche nella santa messa. Com’è bello, come dà gioia che i fratelli stiano insieme! Ed è anche per questo che si canta. Forse capita anche a voi che quando state insieme ai v. Spesso quando si è tra amici si è così felici che ci si mette a cantare e danzare. La musica e il canto sono da sempre legati alla preghiera. La Bibbia stessa invita spesso a cantare per ringraziare il Signore. Il Canto d’ingresso è segno della gioia del cuore (Cf. At 2,46). Ed ecco perché il canto d’ingresso accompagna la processione del sacerdote e dei ministri.
Con il canto d’ingresso, l’assemblea comincia a rispondere a Dio in maniera gioiosa e festosa e soprattutto all’unisono: il popolo diventa un tutt’uno che loda Dio. Musica e il canto si intrecciano con il linguaggio del corpo che si alza, con i colori delle vesti liturgiche e in particolare con quelle del sacerdote che celebra in Persona Christi, con il profumo dell’incenso la croce astile, l’evangeliario e l’altare verso cui confluiscono gli sguardi.
È il canto stesso che favorisce l’unione dei, fedeli riuniti, perché cantando a una sola voce si prende coscienza che si è un corpo, il corpo di Cristo presente tra coloro che si riuniscono nel suo Nome (cf. Mt 18,20). È il momento in cui la Chiesa-Sposa risponde all’unisono “Eccomi!” alla chiamata di Dio: è l’arrivo dello Sposo che, nella persona del sacerdote, fa il suo ingresso al banchetto nuziale.
Bambini, giovani e adulti, ricchi e poveri, donne e uomini, in ogni condizione ci troviamo tutti prendiamo parte alla melodia.
“Il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne.” La funzione propria del canto d’ingresso è quella di:

  • 1. dare inizio alla celebrazione
  • 2. favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività,
  • 3. accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri

Sul foglietto troviamo la dicitura “antifona d’ingresso”: è appunto questo canto.

L’altare è la mensa del Signore, il banchetto nuziale in cui lo Sposo accoglie la Sposa, una mensa in cui un Dio ama così profondamente da farsi cibo. Avete presente quando amiamo qualcuno così tanto che neanche un abbraccio stretto stretto non basta e hai un desiderio così grande di rendere quell’abbraccio con una mamma così è l’amore di Dio per noi e il cui figlio si è fatto cibo per noi.
Terminata la processione d’ingresso, giunti in presbiterio (luogo rialzato distinto dalla navata e spazio in cui si trova l’altare e dove viene proclamata la Parola di Dio), il sacerdote, il diacono e i ministri salutano l’altare con un profondo inchino. L’inchino all’altare simboleggia l’adorazione di Gesù perché lì si svolge il sacrificio eucaristico.
Il bacio rappresenta l’amore verso Gesù: è il bacio che la sposa di Cristo, la Chiesa, offre al suo Signore.
Ordinamento Generale del Messale Romano

È importante con i bambini cercare di riportarli sempre a dei concetti base fare sintesi su cosa vorremo che restasse loro. E così ho dato loro un piccolo compito a casa: disegnare, raccontare o inventare una storia su uno o tre dei focus dell’incontro di catechismo: Processione, canto d’ingresso, venerazione dell’altare.

46. I riti che precedono la Liturgia della Parola, cioè l’introito, il saluto, l’atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione. Scopo di questi riti è che i fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia. In alcune celebrazioni, connesse con la Messa secondo le norme dei libri liturgici, si omettono i riti iniziali o si svolgono in maniera particolare. L’introito
47. Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.
48. Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola schola. Si può utilizzare sia l’antifona con il suo salmo, quale si trova nel Graduale romanum o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all’azione sacra, al carattere del giorno o del tempo, e il cui testo sia stato approvato dalla Conferenza Episcopale. Se all’introito non ha luogo il canto, l’antifona proposta dal Messale Romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, o altrimenti dallo stesso sacerdote che può anche adattarla a modo di monizione iniziale (Cf. n. 31).

Struttura generale della Messa 7. Nella Messa o Cena del Signore, il popolo di Dio è chiamato a riunirsi insieme sotto la presidenza del sacerdote, che agisce nella persona di Cristo, per celebrare il memoriale del Signore, cioè il sacrificio eucaristico (13). Per questa riunione locale della santa Chiesa vale perciò in modo eminente la promessa di Cristo: “Là dove sono due o tre radunati nel mio nome, io sono in mezzo a loro” (Mt 18,20). Infatti nella celebrazione della Messa, nella quale si perpetua il sacrificio della Croce (14), Cristo è realmente presente nell’assemblea dei fedeli riunita in suo nome, nella persona del ministro, nella sua parola e in modo sostanziale e permanente sotto le specie eucaristiche (15)

Dignità della musica sacra 112. La tradizione musicale della Chiesa costituisce un patrimonio d’inestimabile valore, che eccelle tra le altre espressioni dell’arte, specialmente per il fatto che il canto sacro, unito alle parole, è parte necessaria ed integrante della liturgia solenne. Il canto sacro è stato lodato sia dalla sacra Scrittura [42], sia dai Padri, sia dai romani Pontefici; costoro recentemente, a cominciare da S. Pio X, hanno sottolineato con insistenza il compito ministeriale della musica sacra nel culto divino. Perciò la musica sacra sarà tanto più santa quanto più strettamente sarà unita all’azione liturgica, sia dando alla preghiera un’espressione più soave e favorendo l’unanimità, sia arricchendo di maggior solennità i riti sacri. La Chiesa poi approva e ammette nel culto divino tutte le forme della vera arte, purché dotate delle qualità necessarie. Perciò il sacro Concilio, conservando le norme e le prescrizioni della disciplina e della tradizione ecclesiastica e considerando il fine della musica sacra, che è la gloria di Dio e la santificazione dei fedeli, …

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