Dicono e non fanno

II° settimana di Quaresima – Martedì

Commento al Vangelo di Matteo 23,1-12

A cura di Don Giovanni Boezzi

Gli scribi e i farisei impongono sugli altri un carico oneroso che loro neppure toccano con un dito. Questo capita non solo quando si danno norme per gli altri, ma anche quando si annuncia il vangelo con grande enfasi, compiaciuti della propria oratoria, mostrandolo come un dovere esigente, e non come il dono d’amore che il Signore fa a ciascuno! Gesù ci invita al «suo giogo», che lui porta con noi, rendendolo leggero e soave; noi invece proponiamo «fardelli pesanti e insopportabili» da chiunque. Il «giogo» è ciò che unisce a Gesù: il suo amore per noi e il nostro per lui, che è lo stesso che c’è tra Padre e Figlio! Questo ci libera dalla fatica e dall’oppressione, facendoci trovare «riposo».

È triste vedere come il vangelo non sia annunciato come il dono della conoscenza del Padre nel Figlio! Proprio come gli scribi e i farisei, dimenticando la persona di Gesù, lo riduciamo a una dottrina o a una morale impossibile! Per legge nessuno può amare, tanto meno i nemici. Solo il dono dell’amore rende capaci di amare. Se il Signore a Cana ha trasformato l’acqua in vino, noi rischiamo di trasformare il vino buono in acqua o, peggio, in aceto!

Proporre il vangelo come legge che uccide, invece che come Spirito che dà vita, è la tentazione più terribile della Chiesa. Invece di accogliere il Figlio e il Padre, ci costruiamo la nostra (finta) giustizia dimenticando il Padre e il Figlio, a dispetto dei fratelli.

Oggi prego con il Salmo 49.

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Dal Vangelo secondo Matteo (23,1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente. Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo. Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

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