“Chi te l’ha detto?”

(Commento al Vangelo di Pasqua di don Enzo Falasca)


Un giovane calciatore, prima di scendere in campo per una partita importantissima, vede il padre dietro alla rete di recinzione. Va a salutarlo e gli chiese: “Papà, secondo te oggi come andrà la partita?”. E il padre, senza giri di parole: “Dopo venti minuti starete già sotto di due goal. All’inizio del secondo tempo tu verrai espulso, ma alla fine vincerete 3 a 2”.

Il giovane rimane, turbato e senza parole, dopo un veloce saluto di corsa raggiunge i compagni per il fischio d’inizio. La partita ha inizio, è combattuta, ma dopo 10 minuti l’attaccante avversario viene atterrato ed è rigore. Lo batte proprio lui ed è uno a zero per loro! Passano solo altri 10 minuti, calcio d’angolo sempre per gli avversari e il difensore, salito per l’occasione centra di testa l’angolo alla destra del portiere. Sono passati solo 20 minuti e la sua squadra è già sotto di due goal. Come aveva detto suo padre! Intanto la partita prosegue, tra ripartenze e azioni da goal sprecate da ambo le parti, fino alla fine del primo tempo. Dopo la pausa la gara riprende: neanche il tempo di tornare in campo che a causa di un ingresso falloso da dietro, quel giovane riceve direttamente il cartellino rosso. Espulso! La sua squadra è sotto di due goal, sono un uomo in meno e lui è fuori. Proprio come aveva detto suo padre!

Che fare a questo punto? Avrebbe potuto decidere di andare a fare la doccia, di sparire per la vergogna, ma è in quel momento che la voce del padre gli torna alla mente: “Dopo venti minuti starete già sotto di due goal, all’inizio del secondo tempo tu verrai espulso, ma alla fine vincerete 3 a 2”.

E allora, va vicino al Padre e da lì comincia ad urlare ai compagni di squadra: “Forza ragazzi, tranquilli, andate avanti che ce la faremo. Alla fine vinceremo 3 a 2”. E così instancabilmente per 30 minuti. Fino a quando arriva il 2 a 1. Altri 10 minuti e 2 a 2. Arriva l’ultimo minuti e incredibilmente anche il 3 a 2 per la sua squadra e il fischio finale che aggiudica la vittoria ai suoi.

A fine gara sono tutti contenti ma a nessuno è passato inosservato il comportamento di quel giovane, al punto che i compagni di squadra gli chiedono: “Ma come facevi a sapere che avremmo vinto, che ce l’avremmo fatta e che sarebbe terminata proprio 3 a 2? Come mai eri così sicuro della vittoria? Chi te l’ha detto?”. E lui, fiero e sorridente: “Me l’ha detto mio padre!”.
Ecco la Pasqua: me l’ha detto mio Padre!

Oggi nel Vangelo le donne vanno al sepolcro per ungere Gesù. Non trovano il suo corpo perché è risorto. Due uomini dicono loro: “Bisognava che il Figlio dell’uomo sia consegnato ai peccatori, venire ucciso e risorga il terzo giorno”. E le donne si ricordarono le parole dette e corrono ad annunciare a tutti che Gesù è vivo.
Anche qui la situazione si era messa molto male, ma una parola era stata detta: “Il terzo giorno risorgerà!”.
Avevo 21 anni quando ho fatto la mia prima vera Pasqua: un campus con tanti giovani, la loro accoglienza, una confessione dopo tanto tempo, l’Eucaristia in adorazione, il pomeriggio ad evangelizzare nelle case. Ho sentito il mio corpo passare dalla morte alla vita.
E da quel giorno, fino ad oggi, tutto continua grazie alla Parola. È Pasqua tutti i giorni. Quelli in cui non sento la Pasqua sono quelli in cui non ascolto una Parola del Padre, quelli in cui non gli permetto di realizzare in me una sua promessa.

Ogni parola del Padre è un passaggio dalla sconfitta alla vittoria, o per meglio dire dalla morte alla vita. Ogni Sua Parola è Pasqua: “ama i tuoi nemici” perché quando lo fai passi dalla morte alla vita; “lascia tutto e seguimi”: quando lo fai è Pasqua perché passi dalla morte alla vita; “sono con voi come colui che serve” è Pasqua perché quando vivi così passi dalla morte alla vita; “andate in tutto il mondo” è Pasqua perché è così che si passa dalla morte alla vita; “chiedete ed otterrete” è Pasqua per passare dalla morte alla vita; “sulla tua parola getterò le reti” è Pasqua per passare dalla morte alla vita.
Ogni parola riproduce in me e in te la Pasqua.

Pasqua è la Parola del Padre che si realizza: “E il terzo giorno risorgerà”. Riporta al cuore questa Parola quando tutto sembra finire perché vedere già il lieto fine di ogni brutta storia. È il terzo giorno risorgerà. Riporta al cuore questa parola quando la partita va male e sei espulso perché anche da fuori puoi contribuire alla vittoria. E il terzo giorno risorgerà. Riporta al cuore questa Parola ogni volta che sei tentato di lasciare a metà le cose perché è nel secondo tempo che si ribalta il risultato. E il terzo giorno risorgerà. Riporta al cuore questa Parola ogni volta che vedi tutto buio perché anche quella notte ha i minuti contati. E il terzo giorno risorgerà. Riporta al cuore questa Parola quando seppellisci un morto perché anche quel luogo è una collocazione provvisoria. E il terzo giorno risorgerà.

E non dimenticare che al sepolcro vuoto non si va soli. Ci sono le donne, più donne e ad annunciare non un solo uomo ma due uomini. La Pasqua non si vive da soli ma con altri. E si annuncia insieme ad altri, come sta scritto nel Vangelo di oggi. La Pasqua è un’esperienza di comunità, un annuncio che trova forza nell’esperienza fatta da tanti e stanne certo, almeno uno che si alzerà e si metterà a correre per vederla ci sarà sempre.

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