“Sono una mamma non sono una santa”: non c’è mamma senza un papà

Spesso noi donne quasi per istinto, tendiamo a pensare che un figlio è più della mamma che del papà. “E’ carne della mia carne. Per nove mesi è cresciuto dentro la mia pancia e sono io che l’ho partorito con dolore e quindi sono io che lo posso comprendere più di chiunque altro”. Questi pensieri, spesso anche inconsci, alimentano un atteggiamento quasi di “superiorità” ( “o sono io che me ne devo occupare” nei confronti dell’altro indispensabile “collaboratore di Dio” per generare la vita: il papà!

Mio padre quando non condivideva alcune scelte di mia madre o quando veniva a conoscenza di alcune situazioni diceva: “Spesso la rovina dei figli sono le mamme”. Ognuno di noi conosce casi in cui questa affermazione è una verità quasi assoluta. Il semplice pensiero di poter essere questo tipo di mamma mi fa rabbrividire. Come mamme corriamo ogni istante il rischio di diventare “una rovina” per i nostri figli, ogni volta che non li viviamo nella dimensione del dono nei confronti del quale abbiamo tanti doveri ma in quella dell’essere “cosa nostra”.

Il modo migliore per ridurre al minimo questo rischio è quello di coinvolgere il papà a 360° e pensare sin dal concepimento che siamo genitori al 50%. Prima di un atteggiamento pratico e concreto deve essere  interiore e portarci ad alimentare l’amore che ci lega al nostro partner istante per istante più di quello dei nostri figli. In una ipotetica gerarchia di amore il primo posto deve essere occupato dal marito e non dai figli. Sant’Agostino diceva: “occorre unità nelle cose necessarie, libertà in quelle dubbie, carità in tutte”: tentare di amarsi a vicenda con un amore divino cercando di tener fede a quella promessa fatta davanti a Dio. E’ vero che tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare con tutte le infinite fragilità. Spesso si tratta di morire letteralmente a se stessi per crescere in un amore molto più grande di quello che possiamo immaginare.

Quante volte i nostri mariti (i papà dei nostri figli)  ci battono in amore  e lungimiranza?

Una coppia che cresce nell’amore vicendevole ha più probabilità di commettere qualche errore in meno con i propri figli.

Personalmente ho impiegato tanto tempo prima di imparare a dare nel mio cuore la priorità a mio marito e non ai figli e a coinvolgerlo maggiormente nella loro vita anche nelle cose più semplici e quotidiane. Per entrambi è stata una vera e propria grazia esserci conosciuti dopo esserci innamorati di Gesù e all’interno di un cammino di fede. In tutti quei momenti di incomprensione che ci sono stati e che ci sono tuttora essere quotidianamente (come è perfettamente naturale che ci siano visto che siamo due esseri con indole, aspettative e desideri diversi). Prima di sposarci di comune accordo ci siamo dati dei punti fermi irrinunciabili per la famiglia che ci andavamo costruendo: l’Ave Maria ogni volta che ci sedevamo a tavola nell’intimità domestica, la messa domenicale e continuare il cammino di fede in cui ci siamo conosciuti (il Rinnovamento Nello Spirito). Tuttora tutto il resto viene dopo. Se capitava ad esempio che stavano dai miei genitori per fare i salumi di sabato (giorno in cui abbiamo solitamente la preghiera del nostro gruppo) lasciavamo il tutto per il tempo necessario per andare al gruppo e poi tornavamo a fare ciò che stavamo facendo. Lascio solo immaginare cosa potevano pensare i nostri genitori in queste circostanze! Tuttora cerchiamo di programmare, quando è possibile, il resto di conseguenza. Forse una delle cose più belle del percorrere un cammino di fede in coppia è quella che quando uno ha voglia di mollare tutto c’è il sostegno dell’altro. Le tentazioni di mettere Cristo da parte nella nostra vita e le incomprensioni di coppia le viviamo come tutti gli altri ma quei punti fermi ci plasmano senza che a volte neanche ce ne accorgiamo e ci aiutano a crescere innanzitutto umanamente come persone e di riflesso come marito o moglie.

Come donna si impara a essere moglie e mamma istante dopo istante, vivendo nella dimensione dell’amore che tutto scusa e tutto perdona non per sopravvivere ma per amore.

Prossimo appuntamento con la rubrica “Sono una mamma non sono una santa”, giovedì 12 marzo

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