“Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: Amico…”.

Commento al Vangelo di don Simone Calabria

Chiedete e vi sarà dato” (Vangelo: Lc 11,1-13)

– Il di più di Dio –

“Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli”. Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite: “Padre…”. “Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto”.

Spesso nei Vangeli si narra di Gesù che si ritira in luoghi solitari per pregare: ricordiamo la sera drammatica nell’orto degli ulivi: “Io vado là a pregare, voi sedetevi qui”, disse a Pietro, Giacomo e Giovanni. Non c’è dubbio che i discepoli rimanevano colpiti dal suo modo di pregare:  un senso di confidenza, di fiducia nella preghiera.

Oggi, assieme ai discepoli, anche noi diciamo: “Signore, insegnaci a pregare!” Non è la richiesta di un generico insegnamento sulla preghiera. È partecipare al suo modo di stare davanti a Lui, di parlare con Lui in modo così confidente tanto da chiamarlo “padre”. Gesù risponde subito anche a noi: “quando pregate, dite Padre, Abbà, papà”. Gesù spinge a chiamarLo “papà”. Ogni distanza viene così abbattuta; Dio non è più lontano ma vicino a noi, è padre di tutti e ognuno può rivolgersi direttamente a Lui senza bisogno di intermediari.

La preghiera di colletta prima della liturgia della parola recita così: “O Dio, nostra forza e nostra speranza, senza di te nulla esiste di valido e di santo; effondi su di noi la tua misericordia perché, da te sorretti e guidati, usiamo saggiamente dei beni terreni nella continua ricerca dei beni eterni”.

Qui notiamo che è proprio della misericordia di Dio non solo perdonare — è questo già lo sappiamo — ma essere generoso e dare di più, sempre di più.

“Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: Amico…”.

Ci sono tre parole chiave in questo brano: l’amico, il Padre e il dono». Dice Papa Francesco che nella nostra vita quotidiana ci sono amici veramente speciali, veri, «che danno la vita per l’amico», ce ne sono tantissimi altri più o meno buoni, e che ci sono altri amici normali, ma non come questi…speciali».

Sempre continuando l’esempio del brano del Vangelo: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono”. È proprio il legame di amicizia fa’ che ci sia dato quello che noi chiediamo. Infatti se noi diamo a quelli che hanno bisogno «è un buon segno», ma dobbiamo chiederci: «Quanto diamo? Quello che ci avanza?». In questo caso «non è un buon segno». Dobbiamo renderci conto se donando ci priviamo di qualcosa «che forse è necessario per me».

«Quale padre tra di voi, se un figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque che siete cattivi sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre del cielo!».

Ciò significa che non solo l’amico che ci accompagna nel cammino della nostra vita ci aiuta e ci dà quello che noi chiediamo; anche il Padre del cielo, questo Padre che ci ama tanto», fino a preoccuparsi di dar da mangiare anche agli uccellini del campo.

«Chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve, chi cerca trova, e a chi bussa sarà aperto». Questa è la vera preghiera: chiedere, cercare, il come bussare al cuore di Dio, l’amico che ci accompagna, il Padre» che ama tutti noi.

«Gesù è il compagno di cammino che ci dà quello che chiediamo; il Padre che ha cura di noi e ci ama; e lo Spirito Santo che è il dono, è quel di più che dà il Padre, quello che la nostra coscienza non osa sperare». Amen.

XVII Domenica del Tempo Ordinario C

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