Nel gennaio del 1977, 25 pionieri fecero nascere l’Avis a San Salvo

SAN SALVO. Sapete che l’Avis San Salvo è nata all’interno della ex Magneti Marelli?

Nel 2022 l‘Avis San Salvo ha spento le sue prime 45 candeline. Durante questi 45 anni di storia, l’ importante associazione sansalvese ha fatto sì che tante persone si sono avvicinate a una logica di solidarietà. Tanto bene è stato fatto grazie ai tanti soci che si sono avvicendati in questo lungo periodo e che hanno creduto e si sono spesi per l’Avis. In varie occasioni è divenuta uno strumento per salvare delle vite umane. Di segutio il racconto delle sue origini.

Negli anni 70, all’interno della Magneti Marelli (attuale Denso), lavoravano alcuni donatori Avis dei paesi limitrofi. Con il passaparola cominciarono a diffondere la loro esperienza e di riflesso la bellezza del donare il proprio sangue come un semplice atto d’amore nei confronti di chi aveva bisogno.

I primi volontari che maturarono l’idea di costituire una sede Avis qui a San Salvo furono Sergio Di Tizio e Nino Diodati. Insieme a una ventina di soci fondarono ufficialmente un’associazione qui a San Salvo che era prettamente aziendale.

Non aveva una sede fissa e l’intera logistica (reclutamento, registrazione, organizzazione e contatti con l’ospedale di Vasto) veniva gestita tra i dipendenti all’interno dell’azienda nelle pause caffè e tra un cambio di turno e l’altro. Ciò nonostante riuscivano ad essere molto efficienti e dare risposte tempestive alle esigenze dell’ospedale.

Nel 1977 venticinque soci hanno costituito formalmente una sede Avis qui a San Salvo e nel 1978 non aveva più una connotazione prettamente aziendale ma si è evoluta in Avis territoriale. Questa trasformazione ha consentito di integrarsi di più con il territorio.

La Magneti Marelli accoglieva con favore questa realtà anche perché la figlia di uno dei suoi fondatori Ercole Marelli si era ammalata e aveva bisogno di trasfusioni di sangue. Tutti gli operai si resero disponibili a donare il loro sangue, prodigandosi in ogni modo possibile. Come atto di riconoscenza l’azienda cominciò a riconoscere a tutti coloro che andavano a donare anche per altri ammalati, 3 giorni di riposo.

Questo benefit continuò a persistere anche quando l’azienda si divise in due e una di queste venne venduta alla Fiat che impiantò una sede qui a San Salvo. Si faceva tante opere di sensibilizzazione con il passaparola. I 3 giorni di riposo costituiva per tanti dipendenti anche un valido motivo per andare a donare.

Negli anni ’90 l’azienda chiamò i responsabili dell’Avis e li avvisò che si sarebbe allineata con la normativa nazionale e quindi chi andava a donare aveva dirittto a un solo giorno di riposo.

In quel momento ci fu un calo di donatori ma oramai si era avviato un processo di sensibilizzazione che nel tempo portò i suoi frutti.

“Quando doni in maniera gratuita ti dà una sensazione che non si può descrivere”

Il racconto delle prime donazioni di Pietro Russo e Franco Rongoni

“La prima volta che ho donato avevo 16 anni ed era nel 1968. Frequentavo le superiori a San Giovanni Rotondo. Un giorno un professore ci disse che c’era la figlia di un bidello che stava male e che aveva bisogno di trasfusioni. Ci alzammo io ed altri tre amici. Quando andai in ospedale per donare, la suora che era lì di turno, raccogliendo i miei dati anagrafici si accorse che ero minorenne e quindi non potevo donare senza il consenso dei miei genitori. E io ribattei “visto che sono venuto non mi potete misurare la pressione così questo viaggio non va a vuoto”. E così fece! Avevo la pressione un pochino alta per la mia età e allora le dissi di togliermi un po’ di sangue così la pressione si sarebbe abbassata. Ed è stata quella la mia prima donazione. Quel donare il mio sangue in maniera gratuita senza nessun altro scopo ma semplicemente per il bene di una bambina che neanche conoscevo mi diede una sensazione indescrivibile. In seguito ci furono altre occasioni in cui fui chiamato a donare ma sempre in maniera sporadica. Dell’Avis non sapevo neanche l’esistenza. L’ho conosciuta e apprezzata grazie ad alcuni miei colleghi della ex Magneti Marelli e con cui poi ho collaborato attivamente per diffondere la cultura dell’Avis prima all’interno dell’azienda e poi anche all’esterno.” (Pietro Russo)

“Le mie prime donazioni di sangue le feci sotto il servizio di leva anche perché erano previsti dei giorni di licenza. Tornato dal militare anch’io ho apprezzato la bellezza del donare il proprio sangue nello spirito della gratuità grazie ai colleghi di lavoro e con i quali ho cominciato subito a collaborare. Eravamo un po’ come dei Testimoni di Geova. Con chiunque parlavamo cercavamo di far capire l’importanza dell’atto del donare ponendoli nell’ottica che si poteva trovare in una situazione di bisogno di sangue anche un proprio caro. Ora c’è una struttura organizzativa che è conosciuta da tutti ma all’epoca non era così e la nostra fu un attività davvero pioneristica goccia a goccia. (Franco Rongoni)

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