Don Raimondo Artese: una mia testimonianza su san Vitale

(Articolo di don Raimondo Artese)

La festa di San Vitale è sempre per me un ricordo molto grande che mi riporta a quel giorno in cui ho detto il mio “sì”, 41 anni fa, la vigilia della Festa, giorno in cui il Vescovo mi ha imposto le mani per ordinarmi sacerdote.
Durante la celebrazione eucaristica officiata dal vescovo Bruno Forte in occasione della giornata diocesana dei ministranti il 25 aprile, la testimonianza di don Andrea Manzone mi ha fatto ricordare come tante volte il Signore fa cose che noi non ci aspettiamo mai. Andrea diceva: «19 anni fa ho ricevuto la cresima e pensavo così di aver ricevuto tutti i sacramenti per prepararmi al matrimonio.» Invece dopo un poco il Signore l’ha chiamato a seguirlo e a diventare sacerdote. Non è stata una cosa facile accettare però è certo che il Signore fa delle cose molto diverse da come ce le aspettiamo.
Anch’ io sono entrato in seminario quando avevo appena 12 anni e pensavo di andare lì per studiare. Sì avevo un piccolo sogno quello di essere missionario. Però il mio carattere, le cose che avvenivano, il tempo che passava mi presentavano sempre situazioni e realtà diverse.
Ricordo che nel quinto ginnasio ho attraversato un periodo molto brutto dove mi venivano tanti dubbi. «Dio sa tutto allora com’è che ci lascia liberi se già sa che cosa faremo?» Giorni fa ho letto una frase del Cardinale Martini “Ritengo che ciascuno di noi abbia in sé un non credente e un credente, che si parlano dentro, si interrogano a vicenda, si rimandano continuamente interrogazioni pungenti e inquietanti l’uno all’altro. […]. La chiarezza e la sincerità di tale dialogo mi paiono sintomo di una raggiunta maturità umana”.

In me è avvenuto proprio questo soprattutto perché ero un tipo un po’ ribelle. Non sempre riuscivo ad accettare le regole che i miei superiori mi imponevano, spesso mi ribellavo. Tanto è vero che il Rettore mi ha chiamato e mi ha detto: “Ti dovrei rimandare a casa. Che ci stai a fare qui, tanto tu non diventerai mai prete.” Poi a fine anno quando hanno fatto la relazione hanno scritto tante cose e il Vescovo, dopo averlo letto mi ha detto “Come faccio a ordinarti sacerdote?”
Ma il Signore aveva deciso diversamente. Per un paio di anni ho accompagnato il Vescovo dappertutto e dopo aver avuto la possibilità di conoscermi ha deciso di ordinarmi sacerdote. A differenza dei miei coetanei che, una volta diventati sacerdoti erano stati insediati in piccoli paesetti di montagna, il vescovo mi nominò vicerettore in seminario e dopo due anni mi ha mandato a Manoppello Scalo, parrocchia di oltre 2000 abitanti.
In tutto questo ci ho visto la mano del Signore: è Lui che agisce e non noi e lo fa nei momenti in cui meno ce l’aspettiamo.

Dopo 6 anni, poiché serviva uno che avesse una certa dimestichezza con il computer, sono stato spostato all’Ufficio amministrativo diocesano. Ho resistito per circa 7 anni: volevo vivere il mio sacerdozio tra la gente e invece lì mi ritrovavo a fare semplicemente il contabile.

Chi può mai pensarlo se per punizione mi hanno mandato al mio paese natale?

Quanto sono disposto oggi a lasciarmi sconvolgere la vita dall’annuncio del Vangelo e a rinunciare ai miei umori e stati d’animo altalenanti, per diventare creatura nuova annunciatore di speranza? È una domanda che mi pongo anche oggi. Ma lascio fare al Signore perché so che ogni volta che mi rimetto in gioco Lui riesce a fare cose meravigliose. Ecco non so fino a quando riuscirò ad essere così attento e chiedo al Signore, con l’intercessione di San Vitale, che possano loro aiutarmi ad essere sempre attento a realizzare quel progetto che Lui ha su di me.

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