Cristo propone Bellezza!!!

(Commento al Vangelo di don Piaralbert D’Alessandro)

In questa quarta domenica di Pasqua Gesù afferma di essere non il “buon pastore” ma ( nell’originale greco), “il bel (kalós) pastore”, il pastore eccellente, quello atteso. In questo scorgiamo una leggera ma essenziale sfumatura. La bellezza è emanazione dell’essere, la bontà riguarda il fare concreto di un azione.

Prima dell’immagine del buon pastore (10,11-18) viene descritta l’immagine della porta (10,1-10). Il brano di oggi ci presenta solo la seconda immagine, ma vanno prese insieme. Dio veniva sperimentato così: come il buon pastore e come una porta.
Il vangelo invita anche noi ad essere porte e pastori.
La porta non si muove, rimane lì. Puoi entrarci o restare fuori. Tu puoi ritornare, entrarci, oppure, se vuoi, rimanere fuori. Quando, poi, ne hai bisogno ritorni e la porta ti protegge. La puoi chiudere o tenere aperta. E’ sempre lì. Noi abbiamo bisogno di trovare “persone-porte”, di sicurezza e bellezza!!
Sentirsi accolti, amati, ascoltati al di là di ciò che facciamo o siamo, persone verso le quali sappiamo di poter sempre ritornare. Gesù è la porta!
Il vangelo inoltre presenta la figura del pastore ossia di colui che si “prende cura”. bisogna, su imitazione della proposta di Cristo essere porte e pastori delle persone, dei mariti, delle mogli, dei figli, degli amici. I primi cristiani vedevano nel Signore la porta (il loro punto di riferimento) e il pastore (che si prendeva cura di loro.)

In fondo tutti noi siamo pastori. Tutti abbiamo un qualche ruolo di responsabilità: il parroco guida i suoi fedeli; il genitore guida i suoi figli; il dirigente guida i suoi dipendenti; il docente guida i suoi alunni.
Essere “bel pastore” significa porre attenzione alle persone, non umiliare, non esigere di sapere sempre tutto.
Essere “bel pastore” significa credere nelle proprie pecore, valorizzarle, credere cioè che in ogni persona c’è una scintilla di Dio.
Essere “bel pastore” significa essere liberi. Se c’è da dire un “no” o da ri-prendere una pecora, il bel pastore lo fa perché non teme di deludere.
Essere “bel pastore” significa guidare.

Gesù si presenta come il bel pastore che conosce le sue pecore, le conosce personalmente. Il nostro nome sta scritto nel Suo cuore. Non ci ama in maniera indistinta, sa tutto di noi: le gioie e le fatiche, i sogni e i limiti. Il Signore è capace di adeguare il Suo passo ai nostri ritmi, ma sa anche essere esigente. Gesù è l’unico che ci conosce veramente, e per questo può amare di noi quello che gli altri o noi stessi non riusciamo ad amare.
E’ giunto il momento di farci una domanda franca e onesta: chi è il pastore della nostra vita e dove la conduce? A chi andiamo dietro? Di chi siamo alla ricerca? Verso chi sono puntati i nostri passi? A chi affidiamo la nostra vita?Così verifichiamo il nostro cammino di fede e di umanità. Un’avvertenza: non cadiamo nel tranello di suppore che se non siamo dei delinquenti (non rubo, non uccido ecc…) possiamo stare con la coscienza tranquilla. Noi siamo maestri quando dobbiamo raccontarci delle bugie per giustificarci.

La logica del “bel pastore” in fondo è la logica dell’amore, del “mi importa”.
A Dio, l’uomo interessa, per Lui è importante. Per il bel Pastore l’uomo è più importante di se stesso, per questo dà la sua vita. A ciascuno ripete: ho a cuore i passeri del cielo ma voi valete molto di più. Ho a cuore i gigli del campo, ma voi valete molto di più.
I lupi aiutano sempre a capire chi ci ama davvero.
Conviene seguire Lui perché siamo certi che Lui non chiederà mai nulla in cambio, perché siamo amati di un amore che ci dà il permesso di rimanere noi stessi. E il bel pastore offre la vita per questo.
E poi una bella notizia!
La bella notizia di questa Domenica? A Dio importa di me, anche quando non capisco, anche quando sono turbato per il suo silenzio perché il bel pastore non può stare bene finché non sta bene ogni sua pecora, ogni suo figlio.

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