“SIGNORE, È  BELLO PER NOI ESSERE QUI”

Non è un caso che il racconto della Trasfigurazione del Signore venga posto subito dopo che Gesù ha rivelato ai suoi discepoli quale cammino Egli intende percorrere per portare a compimento la volontà del Padre. Egli rivela che si prepara ad andare incontro al tradimento, all’accusa di essere un bestemmiatore e all’infame condanna a morte, ma dopo tre giorni lo attende la risurrezione.

Ma i discepoli non riescono ad accettare questa logica che si oppone alle loro aspettative riguardo al Messia. Un Messia umile, rifiutato, umiliato, un Messia che va incontro al fallimento della sua missione non riescono ad accettarlo, tanto che si rifiutano di ascoltare quello che Gesù dice subito dopo, che cioè tutto questo è solo una parte del cammino che lo conduce alla pienezza della vita con la risurrezione.

A questo punto Gesù, invece di servirsi soltanto delle parole, sceglie di seguire un diverso stile di insegnamento, quello esperienziale, riservandosi di scegliere solo alcuni dei dodici, tre per l’appunto, Pietro, Giacomo e Giovanni, per far vivere loro una incredibile esperienza, che avrebbe fortemente segnato il loro rapporto con Gesù e con Dio stesso. Il risultato di questa esperienza magari non si coglie subito, ma solo a distanza, a tempo opportuno.

Quando giungono in cima al colle, li attende una sorpresa che mai occhio umano ha potuto vedere, né fantasia alcuna immaginare. I tre sono non solo spettatori attoniti, ma coattori di una teofania, una improvvisa rivelazione di Dio che squarcia il velo del visibile per immergerli nella dimensione dell’invisibile, che si rivela loro e che prende tutte le loro capacità, la vista, l’udito, l’emozione, il cuore, lo spirito, tutto il loro essere.

Sono talmente presi dalla luminosa visione di Dio che Pietro non può fare a meno di esprimere il suo stupore: «Signore, è bello per noi essere qui!». Egli vorrebbe prolungare questa esperienza, quasi a farci comprendere che ormai non ha più niente da desiderare, che non gli manca nulla, che la visione di Dio in Gesù, trasfigurato dalla luce divina, colma ogni possibile desiderio e gli da la sensazione di aver raggiunto la pienezza. Dio solo basta. Dio si rivela come il tutto della sua vita. Ma questo serve solo per accendere ed orientare il suo desiderio. Gesù non è solo, nella sua luce sono avvolti Mosè ed Elia, i grandi profeti che hanno visto il volto di Dio ed hanno anticipato nella fede la venuta di colui che veniva portare a compimento la legge e i profeti.

La nube luminosa che li avvolge scompare prima che ancora se ne rendano conto, così che Pietro e gli altri due discepoli si trovano di fronte al solo Gesù, il quale dice loro di non fare ad alcuno parola di quello che avevano visto e udito. Essi porteranno impressa nel loro cuore la voce del Padre che proclama con grande solennità: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo». Questa è la consegna che hanno ricevuto: ascoltare Gesù, fidarsi della sua parola come Egli si è fidato della parola del Padre che si compiace di Lui. 

Similar Posts