“Raccontiamo con la nostra vita la bellezza dell’incontro con Gesù”

(Commento al Vangelo di don Nicola Florio)

(III Domenica del Tempo Ordinario 4,12-23)

Il Vangelo di questa domenica ci invita a seguire i primi passi della missione di Gesù che si preannuncia subito di “larghe vedute”: Gesù chiama ogni uomo a seguirlo; ad ognuno vuole offrire nuove prospettive di vita.

E questo lo fa con tanta pazienza, non nella logica del “tutto e subito” ma in quella dell’attesa.

Inizia la sua missione nel nord della Galilea, una terra a confine con il mondo pagano; una terra che, agli occhi degli ebrei, era ritenuta contaminata, dannosa, pericolosa. Anche noi, nella nostra quotidianità, siamo immersi nel buio del male e del peccato, dell’ingiustizia e dei vizi. Ma proprio dentro questo “buio” Gesù vuole portare la sua luce: Dio non perde l’occasione né la voglia di cambiare le tenebre in luce.

Per questo la sua prima parola è “Convertitevi”, cioè cambiate mente, trasformatevi, fate posto alla Parola, fate posto al Maestro; permettete a Gesù di abitare dentro la vostra mentre per illuminare i pensieri, dentro il vostro cuore per sanare i sentimenti, dentro la vostra carne per renderla manifestazione del suo Amore. La buona notizia è che Gesù sa cambiare la vita.

Per questo la chiamata dei primi quattro discepoli è altamente significativa. Gesù interpella il loro bisogno di autenticità, di senso e nel rispetto della loro libertà, li invita a seguirlo. Pietro e Andrea, Giacomo e Giovanni subito lasciano tutto e accolgono il suo invito. Quante volte ci siamo soffermati a domandarci: ma io ho la forza di lasciare tutto e seguire il Signore? Quante volte, a chi sceglie di seguire la propria vocazione al sacerdozio o alla vita consacrata, abbiamo chiesto: non ti fa paura lasciare la tua famiglia, lasciare un amore umano, lasciare una possibile realizzazione professionale? Il problema non è lasciare. Tutto si gioca sulla proposta che viene fatta. Tutto si gioca non su ciò che si lascia ma su ciò che si trova; e se trovo Gesù, trovo il vero tesoro della mia vita, che vale sopra tutto e che a tutto dà senso e pienezza.

La conversione non ha a che fare con pratiche religiose o rituali, riguarda invece la nostra stessa umanità: il nostro parlare, il nostro agire, il nostro rapportarci al mondo, agli altri, alla creazione, il nostro guardare, ascoltare, il nostro pensare… il nostro amare.

La conversione è vivere la nostra umanità così come Gesù ha vissuto la sua; è avere in noi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù (cfr. Fil 2,5). E per questa conversione c’è bisogno di stare al passo con Gesù, di seguirlo, di camminare senza mai stancarci, di avere la forza di ricominciare nonostante i nostri fallimenti.

Gesù non si stanca di predicare che il Suo Regno è vicino, non si stanca di starci vicino; non si stanca di attenderci. Gesù non ha paura della nostra indifferenza e dei nostri peccati; semplicemente ci viene incontro e accorcia le distanze.

Accogliamo il suo invito e avremo una vita nuova!

E se poi ci accorgiamo che ci chiama a collaborare con Lui per raggiungere gli altri, non diventiamo gente che racconta ciò che ha studiato sui libri, né giudici tremendi dei peccati degli altri; semplicemente raccontiamo con la nostra nuova vita la bellezza dell’incontro con Gesù.

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