“L’Amore non è invidioso”
«Non è invidiosa la carità» (1Cor 13,4)
Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia
La logica porterebbe a pensare che l’invidia possa essere un sentimento che nella famiglia non trova posa. Eppure può capitare che l’invidia alberghi nel cuore di fratelli o addirittura tra moglie e marito.
A proposito di invidia, Papa Francesco scrive in Amoris laetitia al n. 95: «L’invidia è una tristezza per il bene altrui che dimostra che non ci interessa la felicità degli altri, poiché siamo concentrati esclusivamente sul nostro benessere. Mentre l’amore ci fa uscire da noi stessi, l’invidia ci porta a concentrarci sul nostro io. Il vero amore apprezza i successi degli altri, non li sente come una minaccia, e si libera del sapore amaro dell’invidia. Accetta il fatto che ognuno ha doni differenti e strade diverse nella vita. Dunque fa in modo di scoprire la propria strada per essere felice, lasciando che gli altri trovino la loro». E al n. 96 spiega: «In definitiva si tratta di adempiere quello che richiedevano gli ultimi due comandamenti della Legge di Dio: “Non desidererai la casa del tuo prossimo, né lo schiavo, né la sua schiava, né il suo bue né il suo asino” (Es 20,17). L’amore ci porta a un sincero apprezzamento di ciascun essere umano, riconoscendo il suo diritto alla felicità. Amo quella persona, la guardo con lo sguardo di Dio Padre, che ci dona tutto “perché possiamo goderne” (1Tm 6,17), e dunque accetto dentro di me che possa godere di un buon momento».
Papa Francesco nel suo commento all’inno alla carità, dopo aver riflettuto sulla pazienza e sulla benevolenza dell’amore, si sofferma sull’invidia che ha i tratti di un tarlo che dal di dentro consuma l’amore. In greco troviamo il termine “zelos” che può essere tradotto con invidia, ma anche con gelosia. Il Papa richiama alcune caratteristiche che contraddistinguono l’invidioso: l’incapacità di uscire da noi stessi, la tristezza per il bene altrui, la freddezza di fronte ai doni dell’altro.
Il cuore invidioso sta nell’incapacità di aprirsi, di donare e donarsi alla persona che dico di amare apprezzandone la qualità. Chi legge queste parole non può che dire: «Ma che amore è se non si apprezza colui o colei che si dice di amare?». La domanda è ineccepibile, ma la risposta ci porta a ripetere quanto detto: l’invidia si nasconde come un tarlo dentro quel mobile prezioso che è l’amore coniugale e, in senso più ampio, dentro ogni relazione. Gli stessi amanti a volte non se ne accorgono, ma una leggera tristezza avvolge la loro relazione.
La persona invidiosa soffre dei doni dell’altro perché non è contenta di sé stessa, non riconosce le proprie capacità, i propri doni, oppure ritiene di averne pochi e diventa appunto gelosa di chi possiede quella dote o qualità che vorrebbe avere lei. Così l’invidioso vive in eterno confronto con l’altro. Nella relazione coniugale si diventa attenti calcolatori di quello che fa l’uno e di quello che fa l’altro in nome di una presunta giustizia. Nell’invidia l’amore diventa un calcolo di quello che ci mette l’uno e di quello che ci mette l’altro nella relazione, delle cose a cui l’uno ha rinunciato e di quelle a cui l’altro ha rinunciato. Ecco perché si fa fatica a donarsi e a farlo gratuitamente.
Quando l’amore non è invidioso? Quando il partner ti guarda e ti vede bella, ricca di doni e gode di questo. Apprezza quello che sei e che hai anche perché sente che è un dono che tu porti nella vostra relazione e di cui potrà godere anche lui. E poi penso che se tu ti sei innamorata di lui, vuol dire che anche lui ha delle cose belle che grazie all’altro sente di valere. Tu gli regali quella fiducia e quella stima che non pensavi di avere. A volte le differenze in una coppia diventano spigoli dove ci si fa del male, ma proprio quelle differenze sono ciò che vi ha unito, ciò che vi è piaciuto l’uno dell’altro.
L’amore maturo è la capacità di uscire da se stessi per cercare e volere il bene dell’altro e la sua felicità. E quando vedete che il vostro partner sta bene e che è felice, tutto ciò ritorna e regala anche all’altro una gioia e una felicità. «Chi vorrà salvare la propria vita la perderà» ci ha insegnato Gesù.
Noi credenti sappiamo che siamo tutti amati e voluti da Dio, con i nostri talenti e limiti e siamo chiamati a vivere questa consapevolezza anche nell’ambito famiglia. Non è facile amare se stessi, star bene con noi stessi, godere di quello che siamo riconoscendo anche i nostri limiti. L’invidia ci blocca, mentre l’amore ci apre e ci fa godere dei doni e talenti dell’altro perché possono diventare una risorsa anche per noi.