I ricordi di una volta di Natalia Pagano sulla preparazione dei taralli

Fin dai tempi antichi San Vitale è stato sempre onorato con una grande festa. I miei ricordi mi riportano a quando ero piccola e mia nonna mi portava con se, ogni anno in una casa diversa per preparare i taralli di San Vitale. Per me è per tutti i bambini era una festa grandissima e gioiosa. Era l’occasione non solo per giocare tutti insieme ma anche per imparare l’arte di impastare.

Tutti davano un contributo per la riuscita della festa. La povertà e la miseria era tanta ma ognuno metteva a disposizione quel poco che aveva. Grano olio e salsa erano gli ingredienti semplici di gente povera.

La giornata era allietata da cose semplici e canti rivolti al Santo. L’impatto dei taralli era diverso da quello odierno. Dopo averli cotti nei forni che le famiglie mettevano a disposizione, venivano successivamente benedetti dal parroco Don Cirillo. Si infilavano poi a pila con dei bastoni di canne e si faceva il giro del paese accompagnati dalla banda chiamata per l’occasione.

Ogni famiglia aveva il suo tarallo o meglio come di dice in sansalvese l’ pircillett

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