Famiglia Passeretto, nella sofferenza un miracolo nel miracolo

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La famiglia è un grande dono per l’uomo e per la società e nell’ora della prova diviene la dimora fissa di Dio. I coniugi Passeretto hanno sperimentato in diverse occasioni tutto l’amore di un tenero Papà.

La storia d’amore di Mario e Teresa nasce nel 1995 quando la nonna di lei, di cui portava il nome, dice a un altro nipote: trovate un fidanzato per Teresa”. E così tramite un collega di lavoro combinano un incontro tra amici il 6 gennaio del 1995. Per Mario è amore a prima vista mentre per Teresa quei 10 anni di differenza gli sembrano troppi. Dopo quell’incontro Mario continua a cercarla ma dopo un ennesima telefonata Teresa fa rispondere dal padre e gli fa dire di non telefonare più. Dopo qualche settimana Teresa decide di richiamarlo per conoscerlo e a fine serata era come se fosse l’unico uomo sulla terra. Il 7 dicembre del 1997 coronano il loro sogno d’amore dinanzi a Dio.

Io già mi ero immaginata di avere tre figli, i primi due maschi e la terza femmina ma invece questi figli purtroppo non arrivavano e per me era un grande motivo di sofferenza. Giravamo i vari specialisti, tante analisi finché non scoprimmo che in qualche modo poteva dipendere da entrambi e così abbiamo tentato la via della fecondazione assistita. Andammo più volte! La prima volte che riuscii a restare incinta lo persi all’ottava settimana e la seconda volta fu devastante: mio figlio, a cui avevamo dato il nome di Domenico, morì dentro la mia pancia a nove mesi qualche giorno prima di nascere.

Rimanemmo talmente sconvolti che abbandonammo completamente il desiderio di diventare genitori. Dopo un paio d’anni restai incinta in maniera naturale: pensavo che ero andata in menopausa!

Al settimo mese di gravidanza avevo tosse insistente, mal di gola e non riuscivo a deglutire e dopo vari accertamenti, a Modena scoprii il tumore alla laringe. Siccome io non mangiavo nostra figlia perdeva peso e per non farci rischiare la vita ad entrambe i medici decisero di farla nascere all’ottavo mese (22 giugno del 2006). Soffrivo tantissimo nel non poterla avere sempre con me. Nonostante eravamo entrambe piene di tubicini, mi consentivano di darle il biberon (la foto in basso è stata scattata da Mario). Appena possibile tornammo finalmente a casa, lasciammo Nicole ai miei genitori e noi di nuovo a Modena per iniziare chemioterapia e radioterapia. Vi restammo per sette lunghi e interminabili mesi. Avevo fame ma non potevo mangiare per il troppo dolore nel deglutire. Solo delle gocce di cianuro riuscivano ad addormentare il muscolo e potevo mangiare. Era arrivato il momento dell’operazione ma non volevo perché dovevano farmi un buco per asportare il tumore. Mario e mio fratello mi convinsero a farlo per amore di Nicole.

Dovetti stare per un sacco di tempo con la testa immobile sennò potevano saltare i punti messi su un tessuto molto compromesso per via delle radio. Diverse complicanze hanno messo in serio pericolo la mia vita. Per due volte è scoppiata la carotide indurita dalle radio. Tutt’ora Mario ricorda con dolore quei tragici attimi.

Dopo la tac che aveva assicurato la completa asportazione del tumore, una fistola ha costretto i medici a dover intervenire prelevando del tessuto mammario. Anche per quell’operazione mi hanno dovuto convincere perché non volevo assolutamente: pensavo all’estetica!

Finalmente ora ci potevamo godere nostra figlia. Ero molto debole e tante cose non riuscivo proprio a farle: anche il semplice cambio del pannolino mi risultava faticoso. In tutto questo frangente ho avuto una forza e un supporto incredibile anche pratico, da mio marito e da tante persone che abbiamo incontrato lungo questo percorso e tra queste ovviamente la mia famiglia di origine. Anche i titolari e i colleghi di lavoro di Mario sono stati comprensivi fino in fondo. Una signora conosciuta in ospedale un giorno mi portò una busta piena di foulard per coprire le mie cicatrici in gola. La vita continua a stupirci! Tempo fa ho avuto il desiderio di lavorare per fare qualcosa di utile. Mi hanno detto che all’Oasi dell’anziano di Vasto marina serviva una cuoca. Un giorno siamo andati per portare il curriculum e al portone abbiamo trovato un signore vestito con una tuta perché stava pulendo il giardino: era padre Enrico che gestisce la struttura. E così ho iniziato questa nuova avventura. Mi stanco tanto ma amo questo lavoro: io operata di tumore alla gola imbocco sei dolci nonnini ” – Ha raccontato Teresa.

Chi è Dio per voi?

“Ho cominciato a leggere la Bibbia che mi aveva regalato un mio amico prete gesuita, ex compagno di classe delle Salesiani perché ero curioso di conoscere il motivo per cui questo ragazzo che aveva imparato il mestiere di tornitore aveva scelto una strada così radicale. Quando ricevetti quella famosa telefonata di Teresa, io stavo proprio leggendo quella bibbia. Da marito innamorato seguivo semplicemente Teresa la domenica a messa e poi piano piano ascoltando anche le spiegazioni dell’omelia ho cominciato a fare mia la fede che vivevo in sintonia con mia moglie. In quel lungo periodo di permanenza in ospedale andavano tutti i giorni a pregare nella cappella dell’ospedale.” (Mario)

“Ho cominciato a nutrire il desiderio di andare a messa tutte le domeniche proprio il giorno della mia cresima, ricevuta a 18 anni, nel 1983. Mi sono allontanata, e di riflesso anche Mario, quando abbiamo perso Domenico. Dopo un bel po’ di tempo cominciavo a sentirne la mancanza. Oggi non c’è sera in cui non ringrazio Dio per tutto ciò che ho”. (Teresa)

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