E’ giusto far vedere un nonno morto ai bambini piccoli?

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San Francesco chiamava la morte con l’appellativo di sorella. Umanamente questo passaggio di sicuro non è indolore! Quando lo vivi in prima persona è una strada obbligata per la quale non hai voce in capitolo per rifiutarti di percorrerla. E quando vivi la morte di una persona cara soprattutto se arriva letteralmente come un fulmine a ciel sereno prima della vecchiaia, di sicuro non è facile da accettare. Spesso si rischia anche di perdere la fede.

Ho avuto la grazia di aver toccato con mano cosa significa la “Provvidenza”: quando serve arriva nei modi più inaspettati e creativi. Mia mamma nei momenti più duri diceva: “Dio provvede” e ancora “Per tutto c’è una soluzione solo per la morte non c’è soluzione”. Sono questi due intercalari che mi ha lasciato in dono mia mamma e con cui spesso tuttora mi confronto. Quando le ascoltavo dalla sua voce per me erano quasi delle parole vuote. Ma il tempo e il come percepiamo ciò che ci accade, sono grandissimi maestri.

Per noi credenti la morte segna un passaggio verso l’eternità, di sicuro il distacco umano terreno dalle persone care rappresenta, senza nessunissima ombra di dubbio, un grandissimo dolore: non ci sono parole per descriverlo e da dire. Ma vivere nella consapevolezza della morte fa essere paradossalmente degli uomini migliori. Allora viene spontanea questa domanda: come e quando è il momento giusto per entrare nella consapevolezza che la morte esiste?

Spesso sento molte mamme che quando muoiono delle persone care non portano i figli perché dicono “Si possono impressionare”. Questi figli prima o poi cresceranno e l’essere vissuti quasi dentro in una campana di vetro dove non c’è spazio per la morte, come la potranno affrontare quando arriverà il momento?

Come genitori, quando sono morti i nostri cari, abbiamo scelto di portarli anche se erano ancora piccoli. Non so se è stata la scelta più opportuna solo Dio sa. Abbiamo scelto pensando a loro da grandi e a far sì che anche la morte divenisse un tassello per educarli alla verità e più semplicemente a un grande senso di umanità.

Rubrica “Sono una mamma non sono una santa”

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