Carlo, giovane di Cupello che si appresta a dire “Sì” a Dio

Il cuore del prete è un albergo a 5 stelle dalle infinite stanze” (don Antonio Donghi)

Carlo Di Francesco è un giovane di soli 25 anni che domenica 5 gennaio riceverà il ministero del diaconato dall’arcivescovo Bruno Forte presso la chiesa “Natività di Maria Santissima” a Cupello. A giugno 2020, a Dio piacendo, Carlo riceverà l’ordinazione sacerdotale e diventerà un sacerdote di Santa Madre Chiesa della diocesi di Chieti-Vasto.

Chi è Carlo?

Sono nato il 7 maggio del 1994. Sono l’ultimo di due figli di Lucia e Ercole. Sono stato sempre un bambino e un ragazzo come tutti gli altri. Da bambino spesso facevo il chierichetto. Don Camillo Gentile mi veniva a prendere con la sua mitica Fiat Cinquecento e spesso a Natale e Pasqua ci faceva sempre dei piccoli pensierini. Siccome amavo l’informatica mi sono iscritto all’Istituto Industriale di Vasto con l’intento di scegliere questo ramo. Al terzo invece ho scelto chimica, materia a cui mi ero appassionato grazie alla professoressa Caberletti. In coincidenza dell’arrivo a Cupello dell’attuale parroco don Nicola Florio nel 2009 mi sono iscritto al corso di cresima e in questa occasione ho cominciato ad appassionarmi alla straordinarietà di Dio, un Dio vicino che ci è sempre incredibilmente accanto e pronto a perdonarci sempre. A dicembre del 2009 parlando con Don Nicola espressi il desiderio di volermi confessare e decidemmo per il 4 gennaio, una data che non potrò mai cancellare dal mio cuore. Dopo questa confessione con don Nicola cominciai a conoscere di più Gesù e più conoscevo Gesù più conoscevo me stesso. Cominciavo a pormi la classica domanda esistenziale: “Cosa voglio fare della mia vita”. Nutrivo comunque il forte desiderio di spendermi per gli altri e nel vagliare tutte le possibilità tutte mi sembravano vuote senza Cristo. E anche mettendoLo al centro mi chiedevo: “Voglio essere un marito e un padre santo o un sacerdote santo?”.

Cosa ti ha spinto poi a scegliere la strada del sacerdozio?

Continuavo a vivere la mia vita di adolescente che amava stare con gli amici, uscire e divertirmi come se nulla fosse ma con accanto don Nicola che per me è diventato come un secondo padre con cui spesso ci ritrovavamo a pregare insieme con l’ufficio delle letture, a meditare la Parola di Dio e affidando ciò che dovevo fare e quanto ricevuto dal Signore. Continuava a risuonare in me quella domanda su cosa volevo fare della mia vita. Nel periodo estivo ho lavorato come bagnino presso il parco acquatico del nostro territorio. E nel confronto quotidiano con gli altri colleghi e con me stesso nel lavoro, quella domanda diveniva sempre più pressante. Ma per quanto questo mi potesse sembrare affascinante, Dio aveva un quid in più. In quel periodo mi echeggiava un passo dei Filippesi “Tutto posso in colui che mi da forza”, un passo che ho inserito nell’invito dell’Ammissione agli Ordini Sacri. Ogni sera, a fine lavoro, sentivo forte il desiderio di ricevere Gesù Eucarestia dentro me e così quando staccavo venivo da don Nicola per ricevere il Corpo di Cristo. Al quinto superiore maturai la scelta di entrare in seminario. Non sapendo come dirlo ai miei genitori, scrissi loro una lettera e la lessi nel giorno di Natale. Mamma scoppiò in lacrime di gioia, mio padre, come ogni papà, mi disse: “Noi siamo qui e anche se cambierai idea noi ci saremo sempre”. E così subito dopo aver conseguito il diploma di perito chimico sono entrato in seminario. Avevo molti dubbi ma mi fidavo di Lui e Gli chiedevo “Se sei tu a chiamarmi donami la forza di sceglierti”. Il primo anno di seminario è un anno di “discernimento” in cui siamo chiamati a capire se quella è davvero la nostra strada. E’ un anno più leggero in cui nei week end si torna a casa, ci sono meno esami ma è anche un anno che ti fa entrare in un mondo nuovo. Si impara a pregare e a stare con gli altri in modo nuovo: siamo una comunità, una famiglia.

Hai mai avuto dubbi durante la tua vita di seminario?

Sì tanti ma soprattutto il non sentirmi all’altezza per una chiamata così grande. Ma attraverso l’aiuto di tutti coloro che mi sono stati accanto, il mio parroco Don Nicola e i formatori del Seminario Regionale di Chieti, ho capito che solo sentendomi infinitamente piccolo e bisognoso di Dio posso accoglierLo nella piena libertà. Se ero già pieno di me non avevo bisogno di Dio. Quando tornavo a casa e in parrocchia cominciavo a vivere il rapporto con gli altri sotto una nuova luce: siamo tutti fragili e ognuno di noi è piccolo ma ha una grande chiamata alla santità. Il Signore mi è sempre stato vicino, poi è toccato a me riconoscerLo nei segni che Egli mi mandava. Ogni mattina Lo ringrazio per la forza che mi dona, necessaria per superare ogni sfida che la vita propone.

Come hanno accolto questa scelta i tuoi amici?

Seppur ero fondamentalmente un ragazzo serio e timido, tutti sono rimasti stupiti perché ero un ragazzo che viveva e amava il mondo. Amo il grande dono della vita. Con il seminario è cambiato il mio stile di vita in maniera radicale perché è cambiato il mio punto di vista. L’unica direzione è Cristo. Anche per il discorso della castità e della affettività che per la mentalità del mondo di oggi sembra una grande rinuncia, in realtà non è un dire no a generare figli, ma è un dire sì a generare molti più figli nello Spirito e per la vita eterna. Pensiamo al dono del Battesimo, o alla Santissima Eucarestia. Solo un sacerdote può consacrare una semplice ostia e farlo divenire per tutti un viatico che ci accompagna nella vita terrena e per la vita eterna. Chi dice sì al sacerdozio non compie un atto di rinuncia ma un atto d’amore di dono totale per Dio e per gli altri.

Che sacerdote vorresti essere?

Un sacerdote che sta in mezzo alla gente, che abbia «l’odore delle pecore» come disse Papa Francesco, ma soprattutto vorrò dedicarmi ai più bisognosi della parrocchia e in particolare malati e carcerati.

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