Anche se sei all’estero, una sola è la lingua di Dio

Non importa in quale parte del pianeta noi possiamo essere ma dove c’è una chiesa di Dio dove si celebra la Santissima Eucarestia, noi siamo a “Casa”. Avere fede è una grazia, un dono che sarebbe cosa buona e giusta amare, coccolare e nutrire con l’invocazione costante dello Spirito Santo, la preghiera, l’ascolto della Parola e i sacramenti della confessione e la partecipazione alla Santissima Eucarestia. La fede è anche una scelta personale d’amore che ha la capacità di entrare così tanto nell’intimo e nel profondo della dimensione umana che può diventare sale per se stessi e per le persone che si incontrano nel proprio cammino.

Anche se ci ritroviamo in una località in cui non conosciamo la lingua i luoghi di Dio hanno il sapore e il profumo di casa. Non sei mai un estraneo ma un componente della stessa meravigliosa famiglia di “Santa Madre Chiesa”. Partecipare a una celebrazione in un’altra lingua e non hai modo di accedere a internet e non hai un foglietto per seguire l’intera celebrazione in italiano, ti fa scorgere quegli aspetti di bellezza che ti entrano nell’anima e ridanno ancora più valore a quella mensa eucaristica che troppo spesso diamo quasi per scontata.

È questo quanto ho vissuto partecipando a una messa in albanese a Tirana, la capitale dell’Albania. Tanti giovani seduti tra i banchi (il popolo albanese è un popolo molto giovane). Il sacerdote don Zef Bisha conosciuto in un’altra circostanza per una confessione che appena vado a salutarlo mentre è in mezzo al coro prima di iniziare la messa, mi accoglie con un bel sorriso. Lo stesso sorriso che gli ho rivisto durante l’intera celebrazione e ancora di più quando deponeva la Santissima Eucarestia nelle mani dei fedeli. Mi ha piacevolmente colpita vederlo prima e dopo la messa non in sacrestia ma in mezzo ai suoi parrocchiani: prima di iniziare dal lato del coro e in mezzo ai primi banchi nei pressi dell’altare e dopo la celebrazione eucaristica vicino alla porta di uscita. Era bello vedere i bambini che stavano a messa come se stessero a casa e nessuno ne era indignato o infastidito. Se i bambini riescono a sentirsi a casa durante la messa è un traguardo e non una sconfitta.

Un altro particolare che mi ha colpito è stata una piccola bacheca di legno in cui erano appoggiati i numeri dei canti che i fedeli potevano ritrovare nel libro dei canti posti sui banchi: guidata dal coro, l’intera assemblea diveniva un’unica voce durante la messa.

Ciò che mi ha fatto sentire a casa è stato di sicuro il momento clou di ogni messa: la consacrazione eucaristica. La Parola l’ho potuta seguire in italiano grazie a un foglietto che era lì in chiesa ma la consacrazione, non capendo le parole mi sono gustata quei gesti che compiono tutti i sacerdoti in questo particolare momento così pieni di soavità, bellezza e universalità.

Grazie o Dio per il dono di Santa Madre Chiesa, le vocazioni sacerdotali e per la Santissima Eucarestia che sanno nutrirci di Te.

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