Pia Fortunato, da danzatrice a educatrice laica consacrata

Il laico consacrato è l’esempio più lampante del senso dell’essere “nel mondo ma non del mondo”. Vive pienamente il mondo fino in fondo con i propri particolari carismi e portando avanti con grande dedizione una lavoro ma fa una scelta di vita radicale: si consacra a Gesù. Pia Fortunata è una laica consacrata che lavora presso l’Istituto Farlottine di Bologna. Impegnata come educatrice con bambini e ragazzi non solo a scuola ma a 360 °. Di seguito la sua storia.

Chi è Pia?

Sono arrivata a Bologna il 21 gennaio del 2001 da un piccolo paese della Basilicata. Mi sono dovuta spostare apparentemente per una mancanza di lavoro, poi ho scoperto che il mio spostamento era principalmente spirituale. Sono arrivata a Bologna per lavorare in una scuola che poi è diventata la mia casa, sono arrivata a Bologna da sola e ho trovato una famiglia, sono arrivata a Bologna senza guida e ho trovato un padre Spirituale, avevo già tutto insomma ma mi mancava ancora qualcosa.

Cosa ti mancava?

Nel mio paesino, Lavello in provincia di Potenza ero una animatrice della Azione Cattolica e catechista in parrocchia, con miei ragazzi avevo vissuto la GmG del 2000, che fu per me una tappa essenziale della mia conversione. Nel 2000 avevo perso tutto, lavoro, fidanzato, la mia passione per la danza che ho dovuto interrompere per un incidente.

Arrivata a Bologna cercai subito di tornare in parrocchia per fare catechismo, ma mi allontanai subito non ero pronta per educare alla fede avevo il cuore ancora troppo indurito.

Quale è stata la chiave di svolta della tua vita?

Un anno e mezzo dopo il mio arrivo a Bologna nella comunità dove vivo e lavoro, la Comunità Maria Glicofolusa, Loredana che veniva dalla Basilicata come me, alla quale avevo confidato le mie inquietudini, una sera mi invitò ad andare in un gruppo di preghiera con lei era l’8 maggio 2002.

Era un gruppo del Rinnovamento dello Spirito che si incontrava presso la Parrocchia di Santa Rita, in una stanza sotto un monastero di monache Agostiniane. Per entrare bisognava scendere delle scale e subito pensai: “Ma dove mi ha portato in uno scantinato?” Stavo per andare via ma un fratello di nome Giuliano mi fece un gran sorriso e mi disse: “Benvenuta cara, Gesù ti stava aspettando”. Quella frase mi spaccò il cuore, mi tremavano le gambe e anche la voce avevo paura di star male. Entrando non badai più al luogo ma alle persone e a quello strano modo di pregare: tutti insieme in modo corale, con la musica, con il canto, le braccia in alto e uno strano canto che veniva dopo l’invocazione dello Spirito Santo. 

Cosa ti ha conquistato in particolare?

Pregare Dio nella gioia, e soprattutto pregare Dio con tutto il corpo fu per me subito liberante. Lasciare la danza aveva ferito molto il mio corpo e quella sera inizia a guarire, l’altra cosa che mi colpì fu che in quel gruppo c’erano adulti e ragazzi, vecchi e giovani che armonicamente si muovevano in questa preghiera ognuno al suo posto, ognuno con il suo carisma (questa parola la scoprii dopo) come in un concerto favoloso.

Da quel giovedì non riuscii a fare a meno di quelle persone e scoprii davvero che Gesù mi stava aspettando per darmi grazie su grazie.

Ricordare le grazie ricevute in questi 20 anni riempirebbe tante pagine, ma la cosa che mi colpì subito fu la dedizione che ebbero tutti per me, oltre alle attenzioni che reputo solo di una famiglia, come le telefonate quasi quotidiane, le uscite extra giovedì, le cure spirituali, e la preghiera di alcuni anziani e anziane che come ogni mamma e papà pregavano per i loro figli più giovani.

Ricordi qualche episodio in particolare in cui ti sei sentita guarita e amata?

Dopo due o tre mesi, mi chiesero di ballare sulla scia di un insegnamento di Loredana, un canto che parlava di una donna assetata che doveva lasciare tutto anche la sua brocca per portare al mondo l’annuncio del Messia.  La samaritana è stata la figura che mi accompagnò in quegli anni, la ballai tante volte e tutte le volte lasciavo qualcosa, che meraviglia il Signore usava il ballo proprio per guarirmi, e passo passo, di giovedì in giovedì, di convocazione in convocazione arrivò finalmente il momento atteso potevo iniziare il cammino per una nuova effusione dello Spirito Santo. 

C’è qualcuno in particolare che ti ha segnato e ti ha mossa a divenire una laica consacrata?

Sì! in quegli anni c’era una Persona che si stava facendo largo nella mia vita: Gesù stesso aveva bussato proprio al mio cuore e sentivo forte dentro di me che mi voleva come sua Sposa. Nella comunità dove vivo stava nascendo proprio in quel periodo il cammino delle consacrate e il gruppo Mater Mea mi seguiva in ogni passo lungo quel cammino così cruciale per me.

Hai incontrato difficoltà in questo periodo di discernimento?

Il cammino di consacrazione non fu semplice e durò un po’ di anni, anni bellissimi e mai vissuti in solitudine. Ci furono delle persone e delle manifestazioni concrete che mi hanno portata a dire un sì pieno di amore a Gesù.

Chi ti è stato particolarmente vicino?

In primis il mio grande padre spirituale che mi ha accompagnata passo passo con una dedizione davvero speciale, le mie sorelle di comunità che  mi osservavano e mi incoraggiavano e tra queste una in particolare, Rita Landi, mia mamma spirituale nel gruppo Mater Mea alla quale confidavo le mie angosce e le mie ansie.

Quale era la domanda che più si affacciava nella tua mente in quel periodo?

“Ma Gesù perché vuole proprio me?”. Rita mi sostenne nella preghiera costante e durante una novena di Pentecoste mi ha accompagnata davanti a Gesù eucarestia per ben nove giorni a volte restando con me in adorazione anche la notte. L’ultimo giorno della novena non ebbi nessuna risposta e così un po’ delusa mi alzai e percorrendo la navata centrale mi accingevo ad uscire.

 Ad un certo punto nell’uscire, mi girai e guardai l’ostensorio: Gesù era lì.

Guardai l’ostia e capii: Lui voleva me e io volevo Lui!

E così con questo dolce e grande pensiero iniziai il cammino di effusione, fu un cammino diocesano fatto per tanti giovani, un seminario dove ancora tante cose avevo da guarire e da lasciare, ma l’amore dei fratelli che avevo accanto mi e ci sorreggeva in modo grande. Il 26 febbraio 2006, il fatidico giorno e il Signore Gesù donò ai mei fratelli questa parola:

“ Osea,2, 16-18:

16 Perciò, ecco, la attirerò a me,

la condurrò nel deserto

e parlerò al suo cuore.

17 Le renderò le sue vigne

e trasformerò la valle di Acòr

in porta di speranza.

Là canterà

come nei giorni della sua giovinezza,

come quando uscì dal paese d’Egitto.

18 E avverrà in quel giorno

– oracolo del Signore –

mi chiamerai: Marito mio,

e non mi chiamerai più: Mio padrone.

E si era proprio così Gesù voleva proprio me. 

Dal 2006 ad oggi tante e tante grazie ho ricevuto del RnS e nel mio gruppo Mater Mea Fiducia Mea, la grazia più grande che ho avuto sono stati i fratelli da Loredana che mi ha condotto fino all’ultimo arrivato.

Gesù in questi venti anni è diventato sempre di più il Signore di ogni cosa della mia vita per questo posso gridare Alleluia.

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