Parole di un seminarista: “Se un giorno diventerò sacerdote, ogni anno cambierò i miei collaboratori”

No ai referenti/responsabili perenni di parrocchie sì alla comunità parrocchiale.

Perché servire il Signore e cosa significa per la mia vita mettermi a servizio del Signore? Servire il Signore è innanzitutto un amore viscerale per Dio, un fuoco che ti arde dentro per il quale non puoi fare a meno di annunciarLo ai quattro venti e a dire sì a Dio lì dove ti chiama con creatività e gioia.”

Quanto sarebbe bello se questo seminarista riuscisse, il giorno che a Dio piacendo diventerà sacerdote, a realizzare l’intento di “cambiare ogni anno (anche ogni due o tre) i suoi collaboratori più stretti.” Quanto dinamismo umano e spirituale, ci sarebbe!

In una famiglia i fratelli sono tutti ugualmente importanti. Se non è così la maggior parte delle persone sentono sempre che sono semplici ospiti e che la chiesa appartenga e dei pochi eletti.

Il papa stesso ultimamente ha proposto ai vari referenti di movimenti di non prolungare il loro servizio oltre i 10 anni.

Lì dove ci sono i consigli pastorali, con la massima trasparenza, basterebbe cambiare ogni uno/due/tre anni tutti i membri: unico vero punto fermo il parroco. Quante sensibilità e linfa nuova potrebbero venir fuori. E chissà forse i fedeli comincerebbero a vivere la Chiesa non solo come un posto dove andare a ricaricare il proprio spirito ma come un posto di cui è davvero parte integrante e in cui può portare anche la sua esperienza di vita. Un posto da cui cominciare a sentire forte la chiamata non solo ad annunciare Cristo ovunque Egli vada ma anche a far percepire anche agli altri che la Chiesa si incarna nella quotidianità di ciascuno.

Quanto sarebbe bello se ognuno riuscisse a portare nella chiesa ciò che vive fuori in modo che tutti possano percepire che vivere nel mondo con Cristo è tutta altra storia.

Più volte mi è capitato di ascoltare persone che dicono che la Chiesa vive una realtà distante e distaccata dal quotidiano vivere delle persone. Quando ci si interfaccia con persone che vivono fuori da questa sorta di campana di vetro, ci si accorge purtroppo di quanto questa affermazione sia vera. Responsabilizzare e invitare tutti a poter portare nella parrocchia la propria esperienza di vita fuori dalle mura ecclesiali, probabilmente potrebbe ridurre questo distacco. Basta pensare agli orari delle messe feriali, spesso e volentieri sono esclusivamente orari per pensionati.

In questi giorni è in corso un sinodo ma in quante parrocchie e/o movimenti ecclesiali se ne è parlato e soprattutto in quante è stato messo in atto quel processo di ascolto di ogni battezzato come richiesto da papa Francesco? Uno potrebbe dire “ma è impossibile sentire tutti”. Forse bastava innanzitutto volerlo e anche solo accennarlo durante la celebrazione domenicale e poi invitare tutti a scrivere le proprie idee su un foglio e/o qualche piattaforma digitale per i più avvezzi. I modi si trovano.

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