Le sagnitelle di San Vitale cosa sono

Ciascuno di noi è abituato a dare per scontato tutto ciò che vive ma poi basta confrontarci con chi non appartiene al nostro mondo (paese, colleghi, scuola e simili) per renderci conto che nulla è scontato.

I sansalvesi (o per lo meno una buona fetta) conoscono le sagnitelle di San Vitale. Ma basta spostarsi di solo qualche chilometro e incontrare persone non interessate a seguire tradizioni di altri paesi e che quando sentono la parola “sagnitelle” chiedono: cosa sono?

San Salvo, una cittadina di poco più 20.000 abitanti, ultimo paese a scendere e la prima a salire dell’Abruzzo, posta sulla Costa Adriatica. Il suo patrono è San Vitale martire, un santo che è santo insieme a tutta la sua famiglia ossia la moglie Valeria e i figli Gervasio e Protasio e che si festeggia il 28 aprile.

Per onorare questo santo ci sono delle tradizioni che si tramandano nel tempo da diverse generazioni e se chiedi anche ai più anziani, è difficile che sappiano dire da quando.

Oltre al 28 aprile ci sono altre due date clou per onorare questo santo: il 20 dicembre in cui si accende un grandissimo falò (il cosiddetto fuoco di San Tommaso, un evento che si sposa bene con il periodo natalizio), e il giorno delle “sagnitelle”. Il 20 dicembre ricorda il giorno in cui tutto il popolo sansalvese attendeva l’arrivo delle reliquie del santo (conservate oggi in una teca sotto l’altare della chiesa di San Giuseppe). Fattasi sera sia per cucinare e sia per riscaldarsi, si accese un grande fuoco ed ecco il perché di questa bella tradizione.

L’altro giorno clou è proprio il giorno delle “sagnitelle”. Non c’è una data fissa, in linea di massima il sabato della settimana precedente il 28 aprile.

Dal venerdì precedente, di buon mattino, i membri del comitato feste che si costituisce apposta per San Vitale comincia a predisporre un grande locale, attrezzature ingredienti, impastatrici, e tutto ciò che occorre, per accogliere le volontarie che verranno tirare la sfoglia e fare le sagnitelle, ossia una sorta di tagliatelle molto larghe tagliate esclusivamente a mano e quindi non perfette e tutte diverse.

L’impasto viene preparato con l’aiuto di una impastatrice (fino a qualche decennio fa anche questo a mano). Le masse impastate, vengono poste al centro di enormi tavoli e vengono ricavati diversi pezzi, rilavorati a mano fino a quando non diventano perfettamente lisci al tatto.

Con  “l’cannilli” (i mattarelli con dimensioni diverse rispetto a quelli normalmente in commercio), si provvede a stendere la pasta, fino ad uno spessore di circa un paio di millimetri. Si ottengono delle sfoglie circolari di circa 70/80 cm di diametro, arrotolate a quei mattarelli venivano srotolate su apposite “tavole” predisposte per l’occasione . Ovviamente per impedire che queste si attacchino le une alle altre, le si cospargono con tanta farina. Dopo che le sfoglie si riposa un po’,  si procede al taglio a mano delle sagnitelle.

La particolarità di queste sagnitelle è proprio la loro lavorazione manuale. La stesura, (non è liscia come quella della macchinetta) e il taglio di mani diverse, la rendono una pasta non uniforme, ma proprio per questo, riesce a esaltare il sapore del sugo.
La bellezza di questi preparativi è proprio il ritrovarsi insieme per respirare quel mix di lavoro e di festa.

Il sabato alle 6 del mattino una decina di persone è già operativa per preparare il ragù che serve per condire le sagnitelle. Il procedimento è lo stesso di quello casalingo, cambiano i quantitativi e le dimensioni delle pentole: solitamente sono usate circa 800 bottiglie di salsa.

Mentre i volontari sono dediti alla preparazione delle sagnitelle, lungo le strade cittadine, si può osservare la caratteristica sfilata delle “Some di san Vitale”: trattori addobbati a festa con tovaglie e coperte ricamate, nastri, fiori e simili per trasportare i sacchi di grano che servono per preparare il pane e i taralli di San Vitale. La sfilata delle some si ripeterà anche nel giorno di san Vitale.

Intorno a mezzogiorno arriva il momento clou: è arrivata l’ora di mangiare. Tutta la pasta è stata tagliata in attesa di essere buttata nell’acqua bollente. Don Raimondo (il parroco della chiesa di San Giuseppe dal 1991) mette l’olio (proprio come si fa a casa per impedire che le sagne si attacchino tra di loro) e il sale e butta il primo tavolaccio di pasta.


Quando la pasta risale su e si forma quella caratteristica schiuma bianca della pasta fresca, viene scolata con enormi scolapasta e poi posta dentro l nzalaten (grosse coppe in ferro smaltato) o in grosse coppe d’acciaio alla cui base sono poste due grossi mestoli di sugo, Si provvede a condire con altro sugo e mescolare con enormi forchettoni in legno. Man mano che le enormi coppe di pasta sono riempite, si portano nei punti di consegna per servire i commensali: un’intera città!

Tutto a base di volontariato e di dono ed è completamente gratis! Sì fino ad oggi rigorosamente gratis. Ieri una collega. All’affermazione “tutto è gratis” una collega ha affermato “strano, da nessuna parte è così, neanche nelle sagre organizzate dalle chiese è così“.

A San Salvo le sagnitelle di San Vitale sono gratis e speriamo che restino così per sempre.

Prossimo articolo i taralli di San Vitale

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