La gioia dell’invocazione dello Spirito Santo nel Rinnovamento nello Spirito

(Enzo Lettieri)

Mi è stato chiesto di parlarvi dello Spirito Santo (nel gruppo Rns Madonna delle Grazie di San Salvo) e lo farò in tre tappe distinte: Chi è lo Spirito Santo – la sua missione – come invocarlo.
Sul fatto che lo Spirito Santo sia la terza Persona della Santa Trinità non ci sono dubbi. Al nr. 687 del CCC leggiamo: «I segreti di Dio nessuno li ha mai potuti conoscere se non lo Spirito di Dio» (1Cor 2,11). Ora, il suo Spirito, che lo rivela, ci fa conoscere Cristo, suo Verbo, sua Parola vivente, ma non manifesta se stesso. Colui che «ha parlato per mezzo dei profeti» ci fa udire la parola del Padre. Lui, però, non lo sentiamo. Lo Spirito di verità che ci svela Cristo non parla da sé. Un tale annientamento, propriamente divino, spiega il motivo per cui «il mondo non può ricevere» lo Spirito, «perché non lo vede e non lo conosce» (Gv 14,17), mentre coloro che credono in Cristo lo conoscono perché dimora presso di loro.
È la Chiesa il luogo dove conosciamo lo Spirito Santo:
• nelle Scritture, che egli ha ispirato;
• nella Tradizione, di cui i Padri della Chiesa sono i testimoni;
• nel Magistero della Chiesa, che egli assiste;
• nella liturgia sacramentale, attraverso le sue parole e i suoi simboli, in cui lo Spirito Santo ci mette in comunione con Cristo;
• nella preghiera, nella quale intercede per noi;
• nei carismi e nei ministeri per mezzo dei quali si edifica la Chiesa;
• nella testimonianza dei santi, in cui egli manifesta la sua santità e continua l’opera della salvezza.
Vediamo perché si chiama “Spirito Santo”. Il termine «Spirito» significa soffio, aria, vento, alito dall’ebraico Ruah. «Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente.» (Genesi 2,7)
Il termine «Santo» invece sta ad indicare tutta la divinità che gli è riconosciuta, al pari del Padre e del Figlio.
Gesù, quando annunzia e promette la venuta dello Spirito Santo, lo chiama Paráclito, letteralmente: «Colui che è chiamato vicino», «advocatus» (Gv 14,16-26). Paráclito viene abitualmente tradotto in «Consolatore». Inoltre Il Signore stesso, in Gv 16,13, chiama lo Spirito Santo «Spirito di verità».
Altri appellativi li troviamo negli Atti degli Apostoli e nelle Lettere, San Paolo usa gli appellativi: «Spirito […] promesso» (Ef 1,13), «Spirito da figli adottivi» (Gal 4,6), «Spirito di Cristo» (Rm 8,9), «Spirito del Signore» (2 Cor 3,17), «Spirito di Dio» (Rm 15,19), San Pietro lo definisce, «Spirito della gloria» (1 Pt 4,14). Ma noi ne sappiamo tanti altri: Spirito di pace, d’amore, di fuoco, di guarigione, di liberazione, di luce, di sapienza, di gioia, ecc……..

Vediamo ora la simbologia con cui lo Spirito Santo viene rappresentato:

L’acqua. Il simbolismo dell’acqua significa l’azione dello Spirito Santo nel Battesimo, in quanto dopo l’invocazione dello Spirito Santo essa diviene il segno sacramentale della nuova nascita: come la gestazione della nostra prima nascita si è operata nell’acqua del ventre materno, allo stesso modo l’acqua battesimale significa realmente che lo Spirito Santo ci dona la nostra nascita alla vita divina.
Lo Spirito Santo è anche quell’Acqua viva che scaturisce da Cristo crocifisso e zampilla in noi per la vita eterna.

L’unzione e il Sigillo. L’unzione con l’olio nell’iniziazione cristiana è il segno sacramentale della Confermazione, chiamata giustamente nelle Chiese d’Oriente «Crismazione». Ma per coglierne tutta la forza, bisogna tornare alla prima unzione compiuta dallo Spirito Santo: quella di Gesù.
In ebraico Cristo «Messia» significa unto dallo Spirito di Dio.
Il sigillo è un simbolo vicino a quello dell’unzione. Infatti su Cristo «Dio ha messo il suo sigillo» (Gv 6,27), e in lui il Padre segna anche noi con il suo sigillo. E’ l’effetto indelebile dell’unzione dello Spirito Santo nei sacramenti del Battesimo, della Confermazione e dell’Ordine, sacramenti che non possono essere ripetuti.

Il fuoco. Mentre l’acqua significa la nascita e la fecondità della vita donata nello Spirito Santo, il fuoco simbolizza l’energia trasformante dello Spirito Santo. Il profeta Elia, la cui parola bruciava come fiaccola (Sir 48,1), con la sua preghiera attira il fuoco del cielo sul sacrificio del monte Carmelo. Questo raffigura il fuoco dello Spirito Santo che trasforma ciò che tocca. Giovanni Battista annunzia Cristo come colui che «battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16), quello Spirito di cui Gesù dirà: «Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso!» (Lc 12,49). È sotto la forma di lingue come di fuoco che lo Spirito Santo si posa sui discepoli il mattino di pentecoste e li riempie di sé.
Infine l’apostolo Paolo scriverà ai tessalonicesi «Non spegnete lo Spirito» (1 Ts 5,19).

La nube e la luce. Questi due simboli sono inseparabili nelle manifestazioni dello Spirito Santo. Scende sulla Vergine Maria e su di lei stende la «sua ombra», affinché ella concepisca e dia alla luce Gesù. Sulla montagna della trasfigurazione è Lui che viene nella nube che avvolge Gesù, Mosè e Elia, Pietro, Giacomo e Giovanni, e dalla nube esce una voce che dice: «Questi è il mio Figlio, l’eletto; ascoltatelo» (Lc 9,35). Infine, è la stessa nube che sottrae Gesù allo sguardo dei discepoli il giorno dell’ascensione.

La mano. Imponendo le mani Gesù guarisce i malati e benedice i bambini. Nel suo nome, gli Apostoli compiranno gli stessi gesti. Ancor di più, è mediante l’imposizione delle mani da parte degli Apostoli che viene donato lo Spirito Santo. La Chiesa ha conservato questo segno dell’effusione onnipotente dello Spirito Santo nelle epiclesi sacramentali, cioè l’invocazione dello Spirito Santo nella Preghiera eucaristica, perché il pane e il vino diventino il Corpo e il Sangue di Cristo, e perché coloro che partecipano all’Eucaristia siano un solo corpo e un solo spirito.

Il dito. Con il dito di Dio, Gesù scaccia i demoni. La Legge di Dio è stata scritta su tavole di pietra dal dito di Dio (Es 31,18). L’inno Veni, Creator Spiritus invoca lo Spirito Santo come dito della mano di Dio. In un famoso affresco, che sicuramente avete visto più volte, Michelangelo ha rappresentato la vita e la creazione del primo uomo con le dita di Dio e di Adamo che quasi si toccano.

La colomba. Alla fine del diluvio, la colomba fatta uscire da Noè torna, portando nel becco un freschissimo ramoscello d’ulivo, segno che la terra è di nuovo abitabile. Quando Cristo risale dall’acqua del suo battesimo, lo Spirito Santo, sotto forma di colomba, scende su di lui e in lui rimane. Il simbolo della colomba, per indicare lo Spirito Santo, è tradizionale utilizzato nella iconografia cristiana.

«Gioisci, piena di grazia»

Maria, la santissima Madre di Dio, sempre Vergine, è il capolavoro della missione del Figlio e dello Spirito. Nel disegno della salvezza, il Padre trova in Maria la Dimora dove il suo Figlio e il suo Spirito possono abitare tra gli uomini. Maria è cantata e rappresentata nella liturgia come «Sede della Sapienza». Lo Spirito Santo ha preparato Maria con la sua grazia. la Madre di colui nel quale «abita corporalmente tutta la pienezza della divinità» (Col 2,9) doveva essere «piena di grazia». È in Maria che lo Spirito Santo realizza il disegno misericordioso del Padre. È per opera dello Spirito che la Vergine concepisce e dà alla luce il Figlio di Dio. La sua verginità diventa fecondità unica in virtù della potenza dello Spirito e della fede. In Maria, ricolma di Spirito Santo, si rivela il Verbo nell’umiltà della sua carne, ed è ai poveri che lo fa conoscere.

Lo Spirito Santo è Dono di Dio.

Noi tutti proclamiamo con fede che «Dio è amore» (1Gv 4,8-16) e l’amore è il primo dono che Dio ha «riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato donato» (Rm 5,5). Nell’amore sono contenuti poi tutti gli altri doni di Dio.
Poiché noi siamo morti, o almeno, feriti a causa del peccato, il primo effetto del dono dell’amore è la remissione dei nostri peccati. È «la comunione dello Spirito Santo» (2Cor 13,13) che nella Chiesa ridona ai battezzati la somiglianza divina perduta a causa del peccato.
Lo Spirito Santo ci riammette in paradiso, ci riporta alla condizione di figli, ci dà la dignità di rivolgerci a Dio e chiamarlo “Padre”.
San Paolo scrive nella lettera ai romani «Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza, perché nemmeno sappiamo che cosa sia conveniente domandare, ma lo Spirito stesso intercede per noi, con gemiti inesprimibili» (Rm 8,26). Lo Spirito Santo, artefice delle opere di Dio, è il maestro della preghiera, ed è proprio nella preghiera che dobbiamo cercarlo.
Abbiamo detto che lo Spirito Santo è dono di Dio e i doni vanno chiesti.

Lo Spirito Santo va invocato.
Invocare lo Spirito Santo non significa chiederne l’effusione, perché, come ben sappiamo, questa è già avvenuta con il battesimo.
Invocare lo Spirito Santo significa semplicemente voler entrare in piena relazione con Lui e chiedergli di agire in noi per ottenere luce e ispirazione nei pensieri e nelle azioni e per suscitare i carismi.
Si arriva alla invocazione dello Spirito Santo dopo una preghiera, personale o comunitaria fatta con fede ed umiltà.
È al Padre che noi chiediamo di inviare la grazia dello Spirito Santo al quale affidiamo le redini della nostra vita o di persone per le quali stiamo pregando.
Lo Spirito Santo lo si può pregare e invocare sempre, anche più volte in un giorno e ovunque: nel silenzio di una stanza, in macchina, al lavoro, in comunione con altre persone.
Al termine di questa mia relazione desidero dare alcune indicazione su come invocare lo Spirito Santo in un contesto di un incontro di preghiera del RnS, raccolte nel libro “La preghiera comunitaria carismatica – Linee guida per un approfondimento dell’esperienza”, edizioni RnS del 2015:
1) “Quando” ricorre:
– dopo l’accoglienza dei fratelli
– nel corso della PCC per elevare la fede carismatica
– per preparare uno specifico momento della PCC
2) “Come” avviene:
– attraverso la lode corale che apre i cuori e rafforza la comunione
– rivolgendosi insieme alla persona dello Spirito Santo, invocato con i suoi “titoli, doni, virtù, frutti, carismi” che abbiamo visto prima
– con un canto dedicato, che non va interrotto e che segna il vertice della preghiera fatta “con intelligenza”
3) “Cosa segue” all’invocazione:
– Il canto in lingue, con un tono armonioso, non sovrastato da “parole e Parola” e non condizionato dall’uso eccessivo di strumenti musicali
– il silenzio, che prepara il tempo profetico e l’adorazione di Dio che viene con la sua Parola
– l’ascolto della Parola nelle sue diverse espressioni profetiche
– la risposta personale e comunitaria a Dio che parla.
Così come ogni cristiano è tenuto a mantenere salda la relazione con il Padre e il Figlio, è anche tenuto a tenere viva la relazione con lo Spirito Santo, invocandolo per sé stessi e per il prossimo.

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