La chiesa di Sant’Anna a Vasto, chiesa dedicata alle mamme

(Da http://www.vastospa.it/ e https://noivastesi.blogspot.com/)

VASTO. La chiesa di S. Anna si trova in pieno centro cittadino nell’omonima via, racchiusa dall’ampia, duplice scalinata curvilinea di accesso alla parte superiore dell’edificio. La semplice facciata è ingentilita da questa invenzione, quasi baroccheggiante, che fa da ala e da portico alla chiesa, quasi a voler significare le due braccia aperte per accogliere i fedeli.

L’edificio sorse alla fine del XVI secolo quale sede conventuale dell’ordine Francescano Cappuccino, su due terreni coltivati a uliveto, donati nel 1581 dal facoltoso possidente Bernardino Sottile con l’assenso dell’abate commendatario di S. Giovanni in Venere.

La chiesa fu terminata nel 1585 e consacrata al culto di S. Maria degli Angeli, data questa incisa sull’architrave del portale in pietra.
Due anni dopo fu completato il convento per i Cappuccini anche grazie al contributo di 70 ducati elargiti dalla Università del Vasto.
Nel 1811, a seguito della soppressione del convento, per decreto napoleonico (di Gioacchino Napoleone, Re delle Due Sicilie, gli Ordini religiosi erano soppressi e i loro beni incamerati dallo Stato), l’intero complesso fu incamerato dal regio demanio, e posto in vendita.

Il convento con delibera decurionale del 10 aprile 1818 fu ceduto al barone Pasquale Maria Genova che lo ristruttura come villa neoclassica su progetto del’arch. Nicolamaria Pietrocola, in cui spicca la geniale idea della duplice scalinata curvilinea che collega scenograficamente al piano superiore e avvolge il portale, con quattro colonne, della chiesa che nel frattempo viene riportata alla funzione religiosa.

Nell’abitazione civile, il 15 settembre 1832, vi fu ospitato il Re Ferdinando II di Borbone, durante la sua visita a Vasto.
Anche se dedicata a S. Maria degli Angeli, all’interno della chiesa era presente un quadro raffigurante S. Anna, S. Gioacchino e Maria Bambina, tanto che la chiesa venne comunemente chiamata di S. Anna e poi Chiesa delle Mamme.
Intorno alla metà dello stesso secolo l’intero edificio fu acquistato da Felsino Benedetti, allora capitano della Guardia Nazionale.
II fabbricato di S. Anna, intestato successivamente a Michele, Witigenicola, Aristeo, Silvio e Irene Benedetti, nel catasto savoiardo (1880) viene identificato in 12 vani su due piani, sito in via del Molino 10, con affianco la chiesa privata, sotto il titolo di S. Anna, e il molino a vapore sempre di proprietà della famiglia Benedetti.

Nell’interno, sulla destra c’è un’iscrizione che ricorda come nel 1702 il vescovo di Termoli consacrò la Chiesa e l’altare.
Sul portale d’ingresso si trovava una lunetta lignea raffigurante S. Gioacchino, S. Anna e Maria bambina ora in sacrestia.
Sull’altare il dipinto del vastese Filandro Lattanzio (1908 – 1986), S. Anna e la sua famiglia a protezione della maternità (1984); ai lati dell’altare due dipinti: l’Incoronazione di Maria, di età barocca, e la Deposizione di Nostro Signore, opera del XVIII secolo. Altre opere: Via Crucis (1985) dipinta su vetro, donata dalla pittrice russa Ruttar Mariska.

Alla fine del secolo il fabbricato viene adattato con lavori di ristrutturazione che ne modificano la disposizione interna dei vani, senza cambiarne la fisionomia esterna, per essere utilizzato come caserma militare. Difatti dal 1901 i proprietari lo affittano al Comune di Vasto che vi fa alloggiare una guarnigione di soldati di leva.

Gli eredi della famiglia Benedetti fecero dono della chiesa ai Cappuccini, nel frattempo ritornati a Vasto nel convento dell’Incoronata.
Nella chiesa furono sepolti il benefattore Bernardino Sottile nel 1598, Francesca Carata nel 1692 e il consorte Diego d’Avalos nel 1697.
Seguirono anni di abbandono.
La chiesa di S. Anna fu ripristinata, come luogo di culto e riaperta il 5 febbraio del 1984, grazie alla volontà ed al prezioso contributo dei frati cappuccini dell’Incoronata e dei fedeli del luogo.
Tutte le opere d’arte, compreso il quadro di S. Anna sparirono, e per questo sopra l’altare è stato collocato un bel quadro realizzato e donato dal pittore vastese Filandro Lattanzio e presentato ai fedeli il 14 ottobre dello stesso anno.
All’interno della chiesa sono presenti due iscrizioni.
• La prima è scritta in latino ed è stata dettata per la consacrazione della Chiesa e dell’altare maggiore, avvenuta il 30 novembre 1702, col consenso del Vescovo diocesano di Vasto, alla presenza del Vescovo di Termoli Michele Pitirro.
Questa è la traduzione fatta da P. Eduardo di Iorio, nel suo volume I cappuccini nel Molise 1530-1975: A Dio Ottimo e Massimo nel giorno 30 di Novembre del 1702, io Michele Pitirro, vescovo della chiesa di Termoli, con la facoltà a me concessa dall’Ordinario, consacrai la Chiesa e l’Altare Maggiore in onore di Maria degli Angeli e vi inclusi le reliquie dei Santi Martiri Fausto, Erasmo e Valentino e a tutti i fedeli Cristiani oggi e nel giorno anniversario, visitando la stessa, concessi nella forma della chiesa consueta, un anno e 40 giorni di vera indulgenza.
• L’altro iscrizione risale al 1987 in occasione del quarto centenario della presenza dei cappuccini a Vasto: DAL 2-7-1587 I CAPPUCCINI/CURARONO QUESTA CHIESA E IL CONVENTO/
COSTRUITI NEL 1585/NEL 1809 PER EDITTO NAPOLEONICO/IL CONVENTO DIVENNE ABITAZIONE DI PRIVATI/E LA CHIESA CADDE IN ABBANDONO/DAL 5-2-1984 COL CONTRIBUTO DEL POPOLO/DALL’INCORONATA OPERARONO IL RESTAURO/ EDICATA A/S. MARIA DEGLI ANGELI/E AI/SS. GIOACCHINO E ANNA/DAL POPOLO E’ DESIGNATA/ CHIESA DELLE MAMME/UNA NUOVA CAMPANA/RICORDA IL CENTENARIO/1987. (Fonti: notizie sparse raccolte da varie fonti e in tempi diversi e integrazione, da “www.noivastesi.blogspot.com” in data 5 febbr. 2010)

S. Anna e la sua famiglia a protezone della maternità
Un’opera d’arte del vastese di Filandro Lattanzio

Sant’Anna e la Sua Famiglia  A protezione della Maternità, questo il pregevole dipinto che il pittore vastese Filandro Lattanzio (deceduto a
Vasto il 13 gennaio 1986
) ha donato nel 1984 alla restaurata chiesetta di
S. Anna. La sacra immagine è stata posta alla venerazione dei credenti il
14 ottobre 1984, durante l’inaugurazione dopo la celebrazione della Santa
Messa officiata dall’allora Amministratore della Diocesi di Vasto, Mons. Giovanni Sorge, e presieduta dal sacerdote Don Salvatore Pepe, il quale
ebbe a pronunciare il discorso di circostanza.
Filandro Lattanzio è stato protagonista del panorama della pittura contemporanea italiana e internazionale, ed ha valuto decorare la chiesetta con questa sua opera.

Nel quadro, che raffigura S. Gioacchino e Sant’Anna con la Vergine giovinetta in atto di offrire là purezza di un giglio, ed alla sinistra la scena di una maternità, emergono richiami cromatici che si allacciano agli schemi artistici dell’ottocento.
La tecnica è essenzialmente rivolta a porre in risalto la figura centrale attorno alla quale ruotano le altre secondarie, collocate tutte in un sobrio ambiente, ma organicamente armonico, che rappresenta anche l’elemento decorativo del prospetto scenico.
La composizione obbedisce ai canoni classici della pittura figurativa nel cui contesto predomina l’elemento cromatico a uniformare la figurazione, mediante toni ed accenti morbidi, velatamente soffusi, in un insieme di volumetrie degne di notazione che compendiano il ritmo generale.
Anche il problema della scenografia ha una sua rilevanza perché arricchisce la tela, in quanto la relazione dei singoli atteggiamenti dei personaggi dipinti, al di la della spiritualità con la quale
sono raccolti, obbedisce al canone dell’armonica visione che ha come punto focale la soggettistica visione della sacra rappresentazione.

I toni sono chiari e luminosi, dettati dall’estro decorativo con effetti coreografici volutamente accompagnati da intenti plastici e dal vivo senso del colore.
Il dipinto rivela l’inclinazione naturale dell’artista verso l’immagine con la ricercatezza della forza espressiva del colore, dove il disegno chiaro­scurale e la elaborazione compositiva, si accostano alle forme statuarie, specie nel movimento del panneggi e nelle dimensioni anatomiche.
Vi è, ancora, un marcato accenno alla tendenza del decorativo con le figure ritmate con solennità nello spazio ambientale, evidenziati da soffusi barbagli luminosi, sottolineati da preziose intonazioni cromatiche che conducono all’evidenza di una tavolozza ricca di effervescenze impreziosite da effetti cangianti.
Ne emerge una decorazione aperta, che lascia filtrare effetti di luce vibranti, dentro cui il disegno si immerge con incisività, per porre il risalto al gusto estetico.

(stralcio da art., a firma Giuseppe Catania, apparso su “il Vastese” mensile d’info. del territorio – n. 2 – febbraio 2010)


I tesori di santa Madre Chiesa

Non a caso, Dio che è l’Amore e  bellezza infinita per eccellenza, è senza ombra di dubbio il più grande ispiratore delle più grandi opere d’arte al mondo. E se pensando a come dei semplici blocchi di marmo sono diventati ad esempio opere come il Cristo Velato e la Pietà di Michelangelo si può provare a immaginare la fede dei dei suoi autori. Quanto stupore ha saputo suscitare nelle mani d’uomo il figlio di Dio?

Santa Madre Chiesa ha un incredibile patrimonio di opere d’arte che avvicinano l’anima dell’uomo a Dio. Ogni martedì pubblicheremo uno di questi patrimoni.

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