Primo maggio, festa del lavoro: san Giuseppe oggi

Oggi la chiesa celebra le qualità di San Giuseppe (colui che è considerato il papà di Gesù in terra) lavoratore.  Una delle raffigurazioni più frequenti del Santo Patriarca è quella in cui viene ritratto al banco con la pialla in mano e la sega accanto.

PRATICA. Stimiamo il lavoro. Lavoriamo con onestà, con diligenza, con pazienza, di buona voglia. Amiamo il lavoro. Santifichiamolo e rendiamolo meritorio vivendo abitualmente in grazia e offrendolo ogni giorno al Signore.

PREGHIERA. O Dio, Creatore delle cose, che hai stabilito la legge del lavoro al genere umano, concedici propizio che, sull’esempio e col patrocinio di S. Giuseppe, facciamo bene le opere che ci comandi e raggiungiamo il premio che prometti.


MARTIROLOGIO ROMANI. Solennità di san Giuseppe Lavoratore, Sposo della beata Vergine Maria, Confessore, Patrono dei lavoratori.

Proviamo a immaginare questo santo ai tempi nostri.

Egli sa che il lavoro “è legge per tutti”.

Oggi Giuseppe potrebbe essere paragonato a un lavoratore autonomo che si trova a combattere con tutte le difficoltà di questo tempo di pandemia così difficile soprattutto per i piccoli imprenditori. Chissà se anche lui viveva i momenti in cui sperimentava lo scoraggiamento e il timore di non riuscire a provvedere alle necessità della sua famiglia.

La scrittura lo definisce come un uomo “Giusto”, marito, padre e lavoratore modello.

Nei giorni di benessere economico realizza mobili esclusivi con legname pregiato e preziosi intagli. Nei momenti di crisi lui sa adeguarsi. Non ha l’ansia e l’assillo di chi non ha fede in quella Provvidenza che sfama i passeri. Rimodula il suo lavoro con creatività e lungimiranza. Usa tutte le conoscenze tecniche a sua disposizione per inventarsi anche un nuovo prodotto in legno di basso costo e di largo consumo.

Al lavoro sa dare il giusto peso.

Si è costruito una famiglia per amore e sa che questo amore coniugale e genitoriale deve essere continuamente alimentato anche con la sua presenza fisica, umana e spirituale. Se sta sempre a lavorare come può curare queste relazioni familiari? 

Quando è nel suo laboratorio egli ci si dedica in anima e corpo perché è consapevole che il suo operato non è rivolto a se stesso ma a quelli che usufruiranno dei suoi servizi. Da uomo giusto osserva il riposo settimanale prescritto da Dio perché pensa: se Dio, l’Onnipotente e Creatore di ogni cosa si è riposato il settimo giorno e ha comandato, (tramite Mosè) alla sua principale creatura (l’uomo) di onorare le feste, chi sono io per  lavorare e contravvenire a questa legge? Sono forse immortale?

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