In attesa delle mie e delle altrui maturazioni

(Commento al Vangelo di don Nicola Florio)

Nel Vangelo di questa calda domenica estiva, il Signore Gesù continua ad accompagnare i suoi attraverso delle parabole che hanno la bellissima intenzione di farci entrare nel cuore di Dio, per comprendere il suo modo di sentire, pensare ed agire così da essere trasformati ed avere in noi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù (cfr. Fil 2,5-11). E questo è il Regno di Dio che Gesù ci annuncia attraverso le sue parabole.

Oggi l’attenzione è posta su un campo dove cresce del buon grano ma, contemporaneamente, anche della zizzania. Gli agricoltori chiedono al padrone da dove venga quest’ultima, visto che loro stessi sanno della buona qualità del grano seminato. E il padrone ha la certezza che un nemico ha fatto questo.

Penso sia chiaro rivedere in quel campo il nostro cuore, dove Dio semina tutta la sua grazia che ci abilita al bene, ma dove Satana semina pensieri di peccato e di morte. Il nostro cuore è un pugno di terra, seminato di buon seme ma assediato da erbacce, dove intrecciano le loro radici, talvolta inestricabili, il bene e il male.

E allora il cuore dell’uomo non è affatto un terreno tranquillo, anzi è piuttosto un campo di battaglia. E lo sappiamo bene, perché ognuno di noi ne fa esperienza tutti i giorni.

Che fare? I contadini vorrebbero un intervento radicale: togliamo di mezzo il male; il padrone, invece, per non rischiare di strappare anche il buon grano e quindi di perdere tutto, chiede di pazientare; davanti a Dio una sola spiga di buon grano vale molto di più di tutte le erbacce. Il bene è più importante del male, la luce più del buio.

Ed è proprio questo quello che fa Dio: per vincere la notte, accende il mattino; per far fiorire il deserto, sparge infiniti semi di vita; per sollevare la farina pesante e immobile, mette un pizzico di lievito.

Dio avvia in noi la primavera; a noi spetta il compito di far fiorire l’estate… non nonostante la battaglia ma nella quotidiana battaglia che viviamo nel nostro cuore.

E ricordiamoci: io non sono i miei difetti e le mie debolezze, io sono le mie maturazioni! Questo è lo sguardo di Dio su di me!

don Nicola Florio

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