È giusto portare i bambini piccoli a messa?

Quando avevo i bambini molto piccoli e mi ponevo questa domanda albergavano nel mio cuore due immagini. La prima è collegata al passo del Vangelo in cui Gesù dice: “Lasciate che i bambini vengano a me” mentre la seconda era il ricordo delle parole di un giovane Salvatore Martinez che venne ad animare un incontro regionale del movimento del Rinnovamento Nello Spirito. A fine incontro ci avvicinammo al palco, io avevo il mio primo figlio ancora in braccio. Non ricordo perché e in quale contesto mi guardò negli occhi e mi disse: “dipenderà da te mamma trasmettere la fede ai tuoi figli”. Quella frase mi mise di sicuro in subbuglio perché mi faceva sentire tutto il peso di una responsabilità che non sapevo (e non so ancora) se ero in grado di sostenerla. E ogni volta che ci veniva il dubbio se portare i nostri figli piccoli a messa quelle parole mi rimbombavano alla mente e ragionavo: “Come faccio a trasmettere ai miei figli il valore della messa se parto dal presupposto che i bambini non sono ammessi in chiesa perché possono fare casino?”.

L’unica remora che ci ponevamo era quando incrociavamo lo sguardo di altri fedeli che si infastidivano per il “chiasso” che possono fare dei bambini piccoli non facilmente gestibili. L’alternativa poteva essere quella di alternarci come coppia e aspettare che i bambini crescessero per portarli a messa. In coppia abbiamo scelto di andare a messa in famiglia e già dalla prima domenica successiva ai miei parti.  E anche se faceva freddo e/o pioveva li imbacuccavamo per bene e li portavamo a messa con noi. Il nostro presupposto era: “Il nostro appuntamento domenicale con Gesù Eucarestia non è forse come un appuntamento con la persona più importante al mondo in assoluto?”. Sfido chiunque a pensare che se il presidente della Repubblica, o il papa o il sindaco o qualsiasi altra persona importante del paese invitasse una famiglia e chiedesse espressamente di portare anche i bambini (la famosa frase: “Lasciate che i bambini vengano a me”), sceglierebbe di declinare l’invito o di non portare i figli.

Grazie a Dio abitavamo in un quartiere in cui il nostro parroco (don Raimondo Artese) ha sempre detto di portare i bambini a messa e dedica la celebrazione delle 10 domenicale proprio alle famiglie. Una messa che solitamente fa durare meno delle altre e lui stesso solitamente usava un linguaggio molto più semplice e gioioso. Un sacerdote che si riesce a parlare ai bambini riesce anche ad arrivare direttamente al cuore degli adulti.

Da mamma ho sempre desiderato/immaginato i sacerdoti che celebrassero l’eucarestia con tutti i bambini seduti innanzi all’altare. E Oggi che i miei figli non sono più piccoli penso: quanto sarebbe bello se in ogni chiesa ci fosse uno spazio in cui anche i bambini potessero vivere la celebrazione in pienezza. Uno spazio non dove i bambini vengono semplicemente “badati” ma un luogo gestito da volontari innamorati di Gesù e che si adoperino per far vivere la liturgia della parola con il linguaggio dei bambini. E nel momento dell’offertorio farli rientrare dove si sta consacrando l’ostia e dare a loro un posto d’onore.

Rubrica sono una mamma non sono una santa

Foto in copertina del 2018 e che immortalava bambini che si preparavano a ricevere la prima comunione in visita al Miracolo Eucaristico di Lanciano

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