Il dono della vita donata

(Commento al Vangelo di don Nicola Florio)

La Parola di Dio che ci viene donata nella festa del Corpus Domini di quest’anno ci chiede di considerare il dono dell’Eucaristia nella cornice metaforica della vita come un viaggio, dove tutti scopriamo di essere pellegrini e forestieri in cammino verso una patria comune: “Ricordati di tutto il cammino che il Signore tuo Dio, ti ha fatto percorrere in questi quarant’anni nel deserto (Dt 8,2).

Tante volte nella vita attraversiamo un deserto, il deserto dell’anima, dove tutto ci sembra buio e dove tutto ci parla di tristezza e di morte. In questo contesto solo il Signore può donarci la forza per riprendere il cammino con fiducia e speranza. E qui si innesta il grande dono che è l’Eucaristia per la nostra vita quotidiana. Questo Pane, che è Gesù stesso, ci fa crescere, ci rialza, ci dà forza, ci dona la vita: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna” (Gv 6,54). Non è sufficiente guardarlo, osservarlo in lontananza, ammirarlo e prenderlo solo ogni tanto. Chi mangia questo pane, vive; che digiuna, prima o poi muore! Questo Pane dona la vita perché è vita donata: Prendete, e mangiatene tutti: questo è il mio Corpo offerto in sacrificio per voi” (dalla liturgia eucaristica). Altri pani probabilmente sfamano al momento, rallegrano per un po’, danno gioia… ma certamente non danno vita!

Le parole dell’Apostolo Paolo ci aiutano, poi, ad accogliere un secondo grande dono che riceviamo nell’Eucaristia: la comunione. Innanzitutto con Dio: “Fratelli, il calice della benedizione che noi benediciamo, non è forse comunione con il Sangue di Cristo? E il pane che noi spezziamo, non è forse comunione con il Corpo di Cristo?” (1Cor 10,16). Dunque questo sacramento ci unisce intimante a Dio, facendoci partecipi dell’amore trinitario: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui” (Gv 6,56). Da qui nasce la comunione tra di noi: “Poiché vi è un solo pane, noi siamo, benché molti, un solo corpo: tutti infatti partecipiamo all’unico pane” (10,17).

Ecco il doppio miracolo che accade mentre celebriamo l’Eucaristia: per la forza dello Spirito il pane e il vino si trasformano nel Corpo e Sangue del Signore; e il miracolo continua quando lo stesso Spirito invocato trasforma la comunità credente nel corpo del Signore.

Siamo il corpo del Signore perché, come ci dice Gesù nel Vangelo, “viviamo per lui” (Gv 6,57): questo dovrebbe bastarci per ridonarci uno sguardo di fiducia, come quello di Gesù, sulla Chiesa, sul mondo, sull’umanità.

Nutrirsi del Corpo del Signore significa avere in noi la sua stessa vita. Assimilare il suo modo di essere, la libertà del suo Vangelo, la gioia del suo Amore. Significa diventare persone eucaristiche: persone che vivono non più per sé stesse, ma per il Signore e i fratelli; persone che diventano nutrimento per la vita degli altri.

Il Signore, pane di vita, ci renda vita per gli altri.

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