“Vocazione del credente: portare colore”

(Commento al Vangelo di don Gianluca Bracalante)

“Silenzioso Iddio, Dio dei muti miei morti, vivente Dio dei viventi, tu, la voce del silenzio, Dio di quelli che col silenzio mi vogliono chiamare nella tua vita, fa ch’io non dimentichi più i miei morti, i miei viventi”. 

Questa preghiera di Rahner apre la riflessione alla Parola di Dio di  questa domenica che affronta un tema molto delicato: la vita oltre la morte. La pagina del Vangelo di oggi mi fa pensare ad un film di Tim Burton “La sposa cadavere” dove questo lungimirante regista mette in scena una grande verità: il mondo dei vivi è in bianco e nero, tetro, scuro perché gli uomini sono interessati solo ad un profitto come i sadducei nel Vangelo dove la provocazione della storia dei sette fratelli oltre ad essere ridicola è anche offensiva perché l’altro non è un oggetto da possedere in un calcolo freddo e disperato. La società dei sadducei è quella dei consumatori di oggi dove l’altro è un numero, uno che vale solo per il suo profitto e la sua esistenza si chiude nella tomba dell’economia dove non c’è vita né prima né dopo.  Nel film c’è anche il mondo dei morti che è a colori e pieno di vita ed è il messaggio di Gesù in risposta alla provocazione: nel mondo di Dio non c’è spazio per il consumo”Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono moglie né marito”, questo non vuol dire che non riconosceremo chi abbiamo amato ma li ameremo in quell’unico Amore che non ha bisogno del corpo ma solo dell’anima.  Allora qual è il nostro compito? Il nostro compito è essere luce solo cosi potremmo testimoniare la vita oltre la morte e potremmo vivere l’amore oltre il dolore. La morte è l’ultima parola solo per chi ha vissuto privo di vita, di luce, privo di quella bellezza del mattino di Pasqua che deve essere l’orizzonte di senso di ogni uomo. Portare vita ad ogni vita, colore nel grigio dei giorni stanchi della corsa al profitto questa è la vocazione del credente per testimoniare “nel già” della nostra esistenza terrena quel “non ancora” che attende ciascuno di noi nell’abbraccio eterno dell’Amore. 

E i tuoi viventi, Dio dei viventi, non mi dimentichino qui nella morte. Concedi loro anche questo, tu che hai già loro concesso tutto te stesso, che il loro silenzio diventi la fortissima parola del loro amore per me, la parola che riconduca in patria anche il mio amore, nella loro vita, nella loro luce. E questa vita, che diviene sempre più un vivere con i morti, che mi son andati avanti nel buio della morte, dove nessuno può più operare, diventi sempre più vita di fede nella tua luce, mentre dura la notte di questa terra”.

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