La separazione dei genitori: effetti sui figli e loro bisogni

Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia

In dialogo con i fratelli e sorelle separati, divorziati, e divorziati risposati

della Dott.ssa Claudia Amoroso

Psicologa-Mediatore familiare-Insegnate

Un grosso riassestamento è necessario quando i genitori si separano o divorziano. Nei figli si verifica quasi sempre una sorta di terremoto emotivo che non è possibile riassorbire all’istante e che richiede tempo per essere elaborato ed alcune attenzioni da parte degli adulti.” (A. Oliviero Ferraris, 2001).

I bambini non vorrebbero mai che i genitori si separassero, ciò accade solo quando la conflittualità e il loro coinvolgimento in essa sono talmente alti, e i bambini abbastanza grandi, da intuire che soffrirebbero meno con i genitori divisi.

Ad ogni modo nella stragrande maggioranza dei casi, i figli subiscono la scelta dei grandi, l’assenza del genitore che esce di casa, l’instabilità inevitabile di nuovi orari, ritmi e spostamenti, senza poter fare o dire granché e, spesso, senza che siano fornite loro informazioni chiare, adeguate alla loro età su quello che sta succedendo, senza che siano ascoltati nei loro dubbi, contenti nella rabbia e sostenuti nel loro dolore.

I bambini possono allora sviluppare sentimenti di colpa (“papà è andato via per colpa mia?”) o, al contrario, con lo stesso egocentrismo, fantasie di riunificazione, adoperandosi per riconciliare i genitori. Possono provare paura rispetto al futuro, o sentimenti di solitudine e abbandono che possono essere alla base di scarsa autostima, depressione, a scapito della loro spensieratezza, dei giochi, dello studio.

Le modalità di adattamento del bambino all’evento separativo dei genitori sono riconducibili all’età del bambino e al possesso quindi di una identità più o meno strutturata e di mezzi e risorse più o meno efficaci per affrontare gli eventi critici della vita.

In tutti i bambini abita, d’altra parte, la paura latente dell’abbandono e la separazione dei genitori rende reale e tangibile questa paura, dando corpo al timore che con la fine dell’amore tra mamma e papà, si rompano anche quei legami che li facevano sentire protetti e sicuri.

I bambini in età scolare possono manifestare tristezza o collera, ritenere responsabile un genitore condannandolo per la disgregazione del nucleo familiare o, viceversa, sviluppare una comprensione empatica per l’altro, fino a creare una vera e propria alleanza. Gli adolescenti invece possono reagire fornendo aiuto e protezione ai genitori, scavalcando i confini generazionali, fino ad assumere il ruolo di “partner” per un genitore che avvertono fragile e disorientato. Possono inoltre caricarsi di ansie e timori rispetto alla futura vita sentimentale, rallentando, o viceversa, accelerando, i tempi di emancipazione dalla famiglia.

Se dunque appare evidente quanto i figli, qualunque età abbiano, facciano esperienza di un periodo iniziale di intenso disagio che segue la separazione dei genitori, è anche vero che la durata di queste emozioni è conseguenza diretta delle azioni e reazioni degli adulti. Sono queste infatti che permetteranno ai figli una graduale riorganizzazione delle relazioni familiari con il ritorno ad un’anormalità, seppur nuova, o il perdurare a lungo termine di tali disagi, come risultato di una separazione altamente conflittuale. Troppo spesso infatti, genitori alle prese conla loro conflittualità, con l’insieme di pratiche da assolvere per la separazione, con il personale carico di delusione per il fallimento di un progetto di vita, finiscono per non riuscire a tenere emotivamente presenti i figli e a riconoscerne il dolore e i bisogni.

In definitiva, la separazione arrecherà danni tanto maggiori e prolungati nel tempo ai figli, quanto più i genitori non comunicheranno chiaramente le decisioni prese, non li rassicureranno sulla stabilità della loro presenza e del loro affetto, quanto più li invischieranno nelle spire del loro conflitto, quanto più mostreranno essi stessi di non avere il controllo della situazione.

È facile cadere nell’errore di considerare la separazione un evento normale della vita, cui il bambino, data anche la sua elevata diffusione, debba adattarsi con facilità, trascurando invece la complessità di una situazione che i figli non hanno scelto, pur coinvolgendoli.

I figli devono poter riassorbire questo cambiamento nel rispetto dei loro tempi, nell’attenzione ai bisogni di affetto, cura e sostegno da parte di entrambi i genitori, non strumentalizzazione o coinvolgimento nel conflitto, rassicurazione e chiarezza.

A traumatizzare i bambini sono infatti i cambiamenti improvvisi, la perdita delle figure di attaccamento, l’esposizione prolungata e ripetuta al conflitto, l’indifferenza, il caos, la solitudine.

Rispettare i loro sentimenti, non privarli della bi-genitorialità, accogliere seppur a fatica la presenza dell’ex partner nei propri figli, senza negare il loro essere frutto di un progetto globale, desiderato e accolto da un padre e una madre, che restano tali anche dopo la separazione, consapevoli che per un bambino odiare un genitore è odiare una parte di sé, assumersi la responsabilità di rimanere comunque coppia genitoriale, perché “dai figli non ci si separa”, se i genitori perseguiranno questi obiettivi in maniera comune, la loro separazione non si abbatterà sui figli come un uragano su una giovane pianta, ma rappresenterà un tappa, certamente dolorosa, non necessariamente traumatica della loro storia evolutiva e soprattutto che non li priverà del diritto di continuare ad avere una mamma e papà.     

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