Rosa racconta scorci di vita di una parente divenuta suora anziché modella

In questi giorni sto portando avanti il lavoro di rilevatrice del censimento della popolazione in risposta a un bando di concorso per titoli del Comune di San Salvo. Un lavoro che ti fa toccare “en passant” quanta è bella l’umanità e di quanto essa possa essere fragile e di quanto siamo davvero tutti sottoposti allo stesso cielo. E ognuno di noi è un mix di bellezza e fragilità. Come le altre due colleghe rilevatrici ogni categoria di persona, l’educato e il maleducato, il ricco che sceglie di vivere in una casa di 70 metri di casa o in quella di trecento metri, e il povero che non sa come vivere perché è privato della dignità di avere un lavoro, il pensionato che ora vive una vita più tranquilla, e quello che è ancora sempre all’opera, genitori che hanno perso un figlio, coppie sposate da oltre 50 anni e che vivono ancora con gioia questa loro scelta, mariti e mogli che non ricordano più il giorno del loro matrimonio e coppie più fragili oggi separate. E quando incontro una situazione di sofferenza materiale o umana mi vene spontaneo pregare in cuor mio un’ Ave Maria perché ella possa metterci mano.

Ieri sono andata a censire una coppia, Raimondo Artese e Rosa Menghini, che conoscevo fondamentalmente solo di vista, sposata da 33 anni. “Sembra davvero ieri che ci siamo sposati eppure sono passati 33 anni” ha commentato Rosa alla domanda del questionario relativa all’anno del matrimonio. Non so come poi è uscito il discorso su una loro parente suora oggi centenaria, Vitangela Castellano che oggi vive presso un istituto ad Arco in provincia di Bergamo. Mi raccontano poi la storia di questa suora che hanno avuto modo di conoscere approfonditamente una ventina di anni fa quando la ospitarono a casa loro per una quarantina di giorni. L’hanno definita come una Madre Teresa abruzzese.

E’ nata tra il 30 e 31 dicembre del 1918 ma i genitori per non farla risultare nell’anno vecchio l’hanno registrata il 1 gennaio 1919.

Il suo papà era di Lanciano e la mamma di Montenero di Bisaccia, paese in cui vivevano. Perse la mamma a soli tre anni e aveva raccontato che del giorno del funerale ricordava una bara bianca che pensava che portasse sua mamma in ospedale. In seguito il papà decise di trasferire la sua famigliola a Torino dove convola a seconde nozze. Non aveva avuto modo di frequentare la scuola e crescendo era divenuta una bellissima ragazza, alta, magra, occhi chiari e con folti capelli neri e ricci. Aveva tantissimi pretendenti e aveva partecipato anche a diversi provini per modelle. Anche se la matrigna era contraria, ogni tanto bazzicava l’Istituto delle Opere Salesiane di Torino. Un giorno ascoltando una catechesi decise di voler diventare suora. La matrigna non voleva perché aspirava per la sua figliastra a una carriera da modella. Per portare avanti il suo desiderio di diventare suora si trasferì in giovane età a Montenero dalla zia materna. Condivideva il letto con la cugina Angiolina, la mamma di Raimondo Artese. Lo zio, come era usanza all’epoca per chi aveva il desiderio di diventare una suora, le trovò un benefattore che le finanziasse il suo ingresso in convento. E così Rosa Maria Castellano nel 1939 entra in un monastero di suore comboniane e prende i voti scegliendo il nome della mamma Vitangela. Durante la seconda guerra mondiale era riuscita a salvare una trentina di bambini ebrei. Nei primi anni ’60 partì come suora missionaria in Ecuador dove è rimasta fino al 2014. “Di sicuro non si può definire una suora bigotta ma sempre molto pratica. Diceva che in missione le suore devono saper fare di tutto dall’occuparsi di lavori da maschi a quelli da donna. Era contraria al vestito lungo. Diceva che tagliando il suo vestito uscivano dei vestitini per i bambini. Quando tornava, ogni 4 o 5 anni, in Italia in obbedienza al suo ordine, riportava delle caramelle ai bambini che accudiva. E ricordava che per farle durare quanto più possibile una sola caramella la faceva condividere da diversi bambini.” – ha raccontato Rosa Menghini.

Mission suore comboniane: ” Donne del Vangelo portatrici della “Buona Notizia” che ha la forza di liberare e rigenerare la vita. “

Di seguito un articolo che parla dei festeggiamenti dei suoi cento anni a gennaio 2019 https://www.ildolomiti.it/cronaca/2019/suor-vitangela-festeggia-100-anni-grande-festa-ad-arco-per-la-suora-missionaria

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