Ricordando la Pasqua in pieno COVID19

Una foto “pandemica” che ricorda un presente che è oggi quasi diventata storia, una storia che insegna quanto è fragile l’umanità. Il 9 marzo 2020 veniva proclamato un lock down che non consentiva di celebrare messa in pubblico per un tempo indefinito. Infinitamente indegna sotto ogni punto di vista spirituale, umana e professionale usavo il cellulare per portare nelle case quel briciolo di speranza che la Parola riusciva a trasmettere grazie al mondo digitale. Una Parola viva più che mai a capace di portare un profumo di novità e di bellezza anche in quei tempi così forti quasi a sottolineare a voler affermare con forza e a tutti che ogni tempo è tempo di grazia.

a allora sono trascorsi ben 3 anni che sembrano nel contempo un soffio per alcuni versi e un’eternità, un tempo molto lontano, per altri. Quante persone sono venute a mancare (compreso il carissimo don Mario della foto e oggi sostituito dall’altrettanto amato e stimato don Ambrose), quante sono invece venute al mondo, quanti hanno perso e quanti invece una strada ne hanno trovato, chi ha incontrato la malattia e chi invece è guarito, ….ciò che è stato è diventato storia che forse un giorno verrà raccontata alle nuove generazioni.

La lettura più bella di questo tempo ce l’ha regalata papa Francesco e rileggerla oggi ha un suo perchè:

Da settimane sembra che sia scesa la sera. Fitte tenebre si sono addensate sulle nostre piazze, strade e città; si sono impadronite delle nostre vite riempiendo tutto di un silenzio assordante e di un vuoto desolante, che paralizza ogni cosa al suo passaggio: si sente nell’aria, si avverte nei gesti, lo dicono gli sguardi. Ci siamo trovati impauriti e smarriti. Come i discepoli del Vangelo siamo stati presi alla sprovvista da una tempesta inaspettata e furiosa. Ci siamo resi conto di trovarci sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari, tutti chiamati a remare insieme, tutti bisognosi di confortarci a vicenda. Su questa barca… ci siamo tutti. Come quei discepoli, che parlano a una sola voce e nell’angoscia dicono: «Siamo perduti» (v. 38), così anche noi ci siamo accorti che non possiamo andare avanti ciascuno per conto suo, ma solo insieme.”

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