Vivere in famiglia l’atteggiamento di pazienza

«La carità è paziente» (1Cor 13,4)

Rubrica a cura di Don Giovanni Boezzi delegato dai sacerdoti della Zona Pastorale di Vasto per la Famiglia

Papa Francesco scrive in Amoris laetitia al n. 91: «La prima espressione utilizzata è macrothymei. La traduzione non è semplicemente “che sopporta ogni cosa”, perché questa idea viene espressa alla fine del v. 7. Il senso si coglie dalla traduzione greca dell’Antico Testamento, dove si afferma che Dio è «lento all’ira» (Es 34,6; Nm 14,18). Si mostra quando la persona non si lascia guidare dagli impulsi e evita di aggredire. È una caratteristica del Dio dell’Alleanza che chiama ad imitarlo anche all’interno della vita familiare. I testi in cui Paolo fa uso di questo termine si devono leggere sullo sfondo del libro della Sapienza (cfr. 11,23;12,2.15-18): nello stesso tempo in cui si loda la moderazione di Dio al fine di dare spazio al pentimento, si insiste sul suo potere che si manifesta quando agisce con misericordia. La pazienza di Dio è esercizio di misericordia verso il peccatore e manifesta l’autentico potere».

E sempre papa Francesco al n. 92 spiega cosa significa: «Essere pazienti non significa lasciare che ci maltrattino continuamente, o tollerare aggressioni fisiche, o permettere che ci trattino come oggetti. Il problema si pone quando pretendiamo che le relazioni siano idilliache o che le persone siano perfette, o quando ci collochiamo al centro e aspettiamo unicamente che si faccia la nostra volontà. Allora tutto ci spazientisce, tutto ci porta a reagire con aggressività».

Carissimi, la pazienza è attenzione al tempo dell’altro, nella piena coscienza che il tempo lo si vive al plurale, con gli altri, facendone un evento di relazione, di incontro, di amore.

Per questo, forse, oggi, nell’epoca stregata dal fascino del «tempo senza vincoli» può apparire così fuori luogo, e al tempo stesso così urgente e necessario, il discorso sulla pazienza: sì, per il cristiano, essa è centrale quanto l’agape, quanto il Cristo stesso.

Il pazientare, cioè l’assumere come determinante nella propria esistenza il tempo dell’altro (di Dio e dell’altro uomo), è infatti opera dell’amore. Enzo Bianchi scrive che la Pazienza «mentre interpella, inquieta!».

Ci vogliono anni per conoscersi e verificare la possibilità di una vita insieme; ci vogliono nove mesi perché nasca un bambino e poi perché nasca alla vita adulta ci vuole tanto tempo e tanta pazienza. La vita frenetica un po’ alla volta rischia di svuotarci perché ciò che viene sacrificato alla fretta della vita è la capacità di perdere tempo per l’essenziale. Ciò che manca è la pazienza. Nella vita di coppia con il passare degli anni porta inevitabilmente a farsi un’idea dell’altra persona che lentamente si sclerotizza e diventa un pregiudizio difficile da modificare. Solo l’amore ma anche tanta pazienza può smontare questi pregiudizi e permetterci di vedere oltre l’apparenza e oltre i nostri schemi.

La pazienza è la capacità di coniugare i valori con il tempo. Quanto più preziosi e delicati sono alcuni valori, tanto più è necessario un percorso lungo per viverli.

Dice papa Francesco ancora al n. 92: «Se non coltiviamo la pazienza, avremo sempre delle scuse per rispondere con ira, e alla fine diventeremo persone che non sanno convivere, antisociali, incapaci di dominare gli impulsi, e la famiglia si trasformerà in un campo di battaglia. Per questo la Parola di Dio ci esorta: “Scompaiano da voi ogni asprezza, sdegno, ira, grida e maldicenze con ogni sorta di malignità” (Ef 4,31). Questa pazienza si rafforza quando riconosco che anche l’altro possiede il diritto a vivere su questa terra insieme a me, così com’è. Non importa se è un fastidio per me, se altera i miei piani, se mi molesta con il suo modo di essere o con le sue idee, se non è in tutto come mi aspettavo. L’amore comporta sempre un senso di profonda compassione, che porta ad accettare l’altro come parte di questo mondo, anche quando agisce in un modo diverso da quello che io avrei desiderato».

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