Ultimo incontro di catechismo prima della pausa natalizia: “educhiamo i bambini a essere bambini”
Venerdì scorso insieme ai mie bambini di catechismo abbiamo vissuto l’ultimo incontro di quest’anno prima della pausa legata alle festività natalizie. Qualche giorno prima avevo inviato un messaggio sulla chat dei genitori avvisando che avremmo fatto una piccola festa.
E così dopo il segno di croce, una preghiera spontanea per invocare lo Spirito Santo e il ripasso del primo periodo del Credo abbiamo letto il brano di Vangelo di Zaccheo. Zaccheo era l’ultimo personaggio scelto per il nostro percorso di Avvento con il testo “Venite con me” (il buon pastore e i pastori nel racconto della nascita di Gesù (p 44 e p 96), san Giovanni Battista (p 15 e p 29, p 154 e 156), il buon Samaritano (p 74 e 75) e Zaccheo (p 168 e p 169).
Dopo che i bambini hanno letto il brano di Vangelo, ho cercato di fare sintesi. Gesù chiama per nome un uomo che non conosceva che era salito su un albero per poterlo vedere. Non solo Gesù lo chiama per nome ma si autoinvita a casa sua. “È come se venisse in questa città il vostro cantante, attore, youtuber,.. preferito e in mezzo alla folla vi chiama per nome e vi dice che vuole venire a casa vostra. Quanto sarebbe grande la vostra gioia! Forse così tanta che direste ai vostri genitori: mamma lavo i piatti per un mese”. E così Zaccheo che dal momento in cui Gesù lo chiama decide di cambiare vita: a chi aveva derubato restituirà 4 volte tanto.
È arrivato poi il momento di far festa. Avevo confezionato per ognuno un sacchettino con il nome, dove avevo messo una piccola icona con l’immagine della Santissima Trinità, dei cioccolatini, caramelle e una penna colorata. Per essere festa non potevano mancare cibo e bibite e poi ho detto loro scegliete un gioco, una canzone. “E che facciamo?” è stata la risposta. Poi ho chiesto di dirmi una canzone che piaceva loro e vedendo che una bambina a quel ritmo ballava ho proposto loro di scegliere a turno una canzone ed inventare dei movimenti di ballo su quel ritmo e le altre seguivano. Due bambine hanno preferito divertirsi a scrivere alla lavagna.
Una volta era naturale che i bambini giocassero e inventassero in maniera spontanea giochi e simili oggi sembra che siano diseducati ad avere la fantasia del gioco. Quanti bambini oggi hanno il tempo l’occasione di stare con i propri coetanei per pensare a un gioco e decidere quale fare o inventarsene uno nuovo?
Nella maggior parte dei casi anche nelle feste dei compleanni hanno un animatore che gestisce il loro tempo con attività predefinite, e persino nelle attività delle parrocchie si prepara tutto in anticipo e il loro gioco è tutto pilotato.
Forse è questo il momento in cui avere il coraggio di lasciar loro del tempo per stare tra di loro a inventare giochi e soprattutto a lasciarli scegliere a cosa giocare anche in piccoli gruppi, cominciando a proporre attività in cui sono chiamati ad inventare sulla base di ciò che abbiamo/hanno a disposizione.
Alcuni esempi di educazione alla creatività potrebbero essere: facciamo dire una parola ciascuno, la prima parola che viene in mente, le scriviamo tutte su una lavagna e poi chiediamo di costruire una storia con quelle parole; oppure ancora attività di improvvisazione anche sul brano di un Vangelo; ci ritroviamo in giro dei cartoni di uova e o altro materiale vario? Ritagliamoli, sezioniamoli … e proviamo a chiedere ai bambini di realizzare qualcosa con quel materiale e colla…
A me che ho oltre 50 anni se mi viene chiesto di pensare a delle situazioni nuove sono strafelice figuriamoci i bambini.