SignorSì: obbligo o verità?

Commento al Vangelo di don Gianmarco Medoro

“Un uomo aveva due figli!”
La Parola che ci viene proposta questa domenica (Mt 21, 28-32) inizia come la Parola del Padre Misericordioso (Lc 15, 11-32).
Le due storie pur essendo diverse, hanno in comune i tre principali protagonisti.
Un padre e due figli!
Il Padre che invita tutti e due, senza distinzioni, a lavorare nella sua vigna, e i figli che, pur avendo diverse reazioni, manifestano disagi con la figura paterna.
I due figli di cui parla la parabola evangelica esprimono due atteggiamenti che convivono in noi, due reazioni che si alternano nella nostra vita rispetto al bene o alla volontà di Dio.

1.Che cosa dice di me il primo figlio?

Il primo figlio dice quello che sente; è istintivo, si permette di avere emozioni che non sempre riesce a controllare. Di andare a lavorare nella vigna proprio non ne ha voglia. Vive un momento di ribellione, in cui ha bisogno di autoaffermarsi, senza sentire il bisogno di un padre che ti dice quello che devi fare.
Poi, ci ripensa, rflette e capisce che non tutto gira attorno al suo voler o non voler fare. Capisce che ci sono responsabilità a cui rispondere, o che magari probabilmente c’è un urgenza nella vigna del padre.
Questo cambiamento indica il cammino di conversione.
Ogni vero cammino inizia percependo la verità di sé stessi, facendo i conti con le proprie fragilità e mostrandosi per quelli che si è, senza bisogno di fingere e mostrarsi qualcosa di diverso dalla realtà di sè.

2.Che cosa dice di me il secondo figlio?

Il secondo figlio vive da bambino adattato, che non ha il coraggio di disobbedire; da un immagine di sé non vera, forse perché ha paura di deludere il padre o forse perchè temeva la sua reazione.
È rigido nel suo ruolo di figlio obbediente e laborioso.
Quante volte quel ruolo ci condanna all’ipocrisia, non ci mostra lo spazio per vedere quello che realmente si muove nel nostro cuore, e quindi agiamo solo per proteggere un’immagine sociale incoerente e falsa?
Quante volte viviamo la nostra relazione con Dio come soldatini che dicono con le labbra “Signor sì” e nel cuore invece non percepiscono la bellezza di essere invitati a lavorare nella Sua Vigna?

3. Cosa dice a me il padre?

Il padre, invitando i due figli a lavorare nella vigna, mostra che il segreto per vivere in modo autentico la fede è accoglierla come un invito per stare al suo servizio, non come servi, ma come amici, come figli.
La fede è l’invito ad un incontro, è l’invito a vivere la vita come servizio d’amore.
La fede non è un’imposizione, ma è sempre una proposta!

Domande:

E io? In quali dei due figli mi riconosco di più?
Vivo la fede come un costante cammino di conversione, oppure come un imposizione a cui dire sempre e solo si?
Sono consapevole che Dio mi invita al suo servizio e non me lo impone?

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