Quanto sarebbe bello se in ogni parrocchia si costituisse una “comunità” di catechisti

Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere” (Atti 2, 42).

Quanto è brutto sentire da una catechista le espressioni “Questo lo devono sapere, sono rimasti solo questi incontri e devo fare questo, quest’altro…”. E quanto è (o sarebbe) più bello sentire in questo contesto: “Mi metto in loro ascolto e continuamente in discussione e disposta anche a rivoluzionare ogni mio programma / preconcetto…perché vorrei provare a far innamorare (o anche far fare esperienza) i miei bambini di Gesù”.

Forse non a caso un sentire comune di tutti i parroci e catechisti con cui abbiamo in qualche modo a che fare è: “Tanto sappiamo che appena fatta la prima comunione/cresima non li vedi più in chiesa!“.

Dovremmo imparare a considerare questa espressione non un dato di fatto incontrovertibile ma una consapevolezza che ci sproni a intraprendere nuove strade perché Gesù merita questo e “tantissimo” di più ancora.

Potrebbe essere una cosa buona e santa un cambio di rotta radicale nel fare catechismo. Quanto sarebbe bello ad esempio se in ogni parrocchia si costituisse una vera e propria “Comunità di catechiste” che diventi quasi uno zoccolo duro, una testata d’angolo, all’interno della comunità parrocchiale di riferimento e di Santa Madre Chiesa.

Non la singola o duo o trio di catechisti che hanno il compito di trasmettere la fede ai più piccoli ma una intera comunità di catechiste il cui stile sia quello descritto in Atti 2, 42 (Erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere.). Una comunità che sia in continua formazione (più si conosce Dio e più si cresce nell’amore verso di lui), assidua nella preghiera e invochi lo Spirto Santo affinché il suo agire divenga un’azione ispirata e guidata da Colui che vogliamo annunciare.

Una comunità che si riunisca ad esempio a inizio anno catechistico, e più volte durante l’anno. Ogni riunione che sia sia fatta disponendosi anche fisicamente in cerchio in modo che possa essere luogo in cui tutti, nessuno escluso, possa mettere a disposizione i propri carismi per costruire il “laboratorio artigianale di catechismo” e che sappia rispondere alle nuove esigenze dei nostri bambini/ragazzi della nostra epoca e che ci insegni a sradicare il nostro “abbiamo sempre fatto così”. No al “si è fatto sempre così” ma mettiamoci in cerchio e in ascolto (le cosiddette tecniche di Brainstorming) di chi ci è a fianco e ripartiamo senza timore e vergogna dal Dio vivente con grande creatività e prendendo spunto da tutto ciò che ci circonda e soprattutto dalle persone che vivono nelle nostre città.

Può darsi anche che potrà ispirare una rivoluzione copernicana e ad esempio non più una catechista (o due o tre) che segue un gruppo di bambini/ragazzi per i due anni ma più catechisti che si alternano per uno stesso gruppo in cui si dividono gli argomenti in base ai rispettivi carismi e attitudini.

Di sicuro la creatività dello Spirto Santo, se Lo si interpella, farà cose nuove impensabili e inimmaginabili e figuriamoci se lo si fa comunitariamente”!

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