Nono incontro: i dieci comandamenti

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Nuovo programma di catechismo: diario di bordo di un’apprendista catechista – Parrocchie 3.1 (parrocchie31.it)

Segno di croce cantato

“Vieni Santo Spirito a guidare questo incontro, stai con noi illumina le nostre menti e tocca i nostri cuori”

Mi sono accorta che ai bambini piace molto il ruolo dell’apri- fila, aiutare nella distribuzione di fogli, libri e materiali vari, farli sentire attivi e protagonisti e questo mi ha fatto pensare di coinvolgerli in prima persona andando in ordine alfabetico nominando a ogni incontro due ’”Collaboratori della Gioia di Cristo”. (A due a due li mandò). I bambini di oggi sono digitali e abituati a tempi molto stretti, spesso impegnati in diecimila attività e mi sono accorta e considerando il fatto che l’ora di catechismo passa troppo in fretta potrebbe essere una cosa buona oltre che mettersi in ascolto dei bambini e delle dinamiche di gruppo specifiche e poi cercare di studiare oltre a cosa dire e come strutturare l’argomento anche i tempi .

Nell’incontro precedente abbiamo parlato in breve della storia di Mosè anche per contestualizzare i 10 comandamenti che si potrebbe strutturare in queste fasi:

  1. Visualizzazione di un brevissimo video del momento in cui Mosè riceve le “tavole della legge”;
  2. chiedere e “raccontare”: perché la legge? come le regole che ci danno mamma e papà; esempi..i dieci comandamenti come delle parole, della raccomandazioni, consigli che ci aiutano a essere felici; ogni comandamento una parola d’amore: se ami rispetti e agisci di conseguenza
  3. I dieci comandamenti come parole d’amore…
    • 1° Non avrai altro Dio fuori che me: amare Dio davvero ci aiuta a vivere da uomini con un cuore libero capace di amare davvero. Facciamo esempi concreti: se sto troppo tempo davanti alla Play station o alla televisione (o tanti interessi/hobby quando diventano come un Dio , lo metti al primo posto, non fai altro che quello …..) non mi accorgo che mamma e papà (amici, nonni, zii) possono avere bisogno di me. Se nel proprio cuore si mette al primo posto, ci relazioniamo sempre con Lui come se fosse il nostro migliore amico, di sicuro in Lui troveremo conforto, consiglio, e riusciremo a viver ele nostre passioni in maniera positiva facendo della nostra vita un grande capolavoro
    • 2° Non nominare il nome di Dio invano: Dio ci ama immensamente più di tutti in assoluto, ci ha pensati prima ancora che fossimo generati e se anche noi lo amiamo non lo chiamiamo mai in termini dispregiativi. Se un tuo carissimo amico/fratello ti chiama stupido, scemo o ti prende in giro per il tuo nome, o lo pronuncia in termini dispregiativi…tu non ci resteresti male? Ciascuno di noi ha un nome, fa parte della nostra identità e così anche Dio. Non solo amare il nome di Dio ma anche difendere il suo nome quando qualcuno offende il nome del nostro Papà celeste.
    • 3° Ricordati di santificare le feste: pensate a i giorni di festa. Spesso pensiamo che vorremmo solo rilassarci e fare solo le cose che ci piacciono ma spesso a fine giornata può capitare che non ti senti soddisfatto. E può capitare di accorgerti che non ti senti abbastanza soddisfatto e che ti manca sempre qualcosa. Santificare le feste significa rendere partecipe della tua festa anche Dio, è un fare festa partendo da Dio che è l’inizio e il fine di ogno cosa. È come quando si diventa grandi e si torna a casa della nostra famiglia di quando siamo nati e i nostri genitori ci aspettano con gioia per fare festa con noi perché sono felici davvero di vederci. Una gioia immensa che non ha parole per essere descritta. E con questo spirito e questa consapevolezza dovremmo cercare di andare a messa tutte le domeniche e in tutti i giorni di festa. La domenica è una invenzione di Dio per farci fare pausa e fare festa con noi.
    • 4° Onora il padre e la madre: amare e rispettare i nostri genitori anche perché amando i nostri genitori noi amiamo le nostre origini e quindi anche noi stessi. Quante cose fanno per noi: a volte diamo tante cose per scontate, e spesso ce ne accorgiamo quando ci vengono a mancare. Papa Francesco ci ribadisce l’importanza di tre parole: “Grazie, permesso, scusa”. Se non lo fate già cominciate a farlo sempre: quando mamma e papà (e/o fratello, nonno) cucina per voi, lava i vostri vestiti, vi accompagna dappertutto, vi compra un gioco….
    • 5° Non uccidere. Il Signore ci insegna “Ama il prossimo tuo come te stesso. ..Non fare agli altri ciò che non vuoi sia fatto a te”. Chiedetevi sempre “Io mi amo? E come mi amo”. Siate degli innamorati di Dio e degli innamorati di noi stessi. E se non riusciamo a farlo chiediamo aiuto allo Spirito Santo. Amare noi stessi è il nostro metro. E se riusciamo ad amarci e ad amare gli altri come noi stessi ci comportiamo con gli altri di conseguenza. Non uccidere non significa non si riferisce non solo al corpo a volte possiamo uccidere anche con le parole, la cosa che a volte facciamo senza neanche accorgerci è quella di parlare a un amico male di un altro amico che casomai neanche c’è. O per gli adulti quando non pagano i propri operai, o considerare gli altri delle persone inutili…fare dei gesti che possono offendere gli altri,…
    • 6° Non commettere atti impuri: vi ricordate che l’altra volta vi ho detto che per sapere dov’è Dio di toccare la vostre mani è un modo per dirvi che Dio è in voi e il nostro corpo è tempio (casa) dello Spirito Santo. Questa Parola (comandamento) ci propone di aver sempre rispetto del nostro corpo e di quello degli altri. Quando facciamo o pensiamo qualcosa di sbagliato anche se nessuno lo sa è la nostra coscienza che ci dice che è sbagliato. Spesso quando non rispettiamo il nostro corpo o quello degli altri (anche solo con il pensiero) fa scattare in noi un senso di vergogna: ma se qualcuno lo sapesse….?
    • 7° Non rubare: se ami non ti permetteresti mai di rubare qualcosa al tuo amico/fratello, casoma glielo chiedi. Ama il prossimo tuo come te stesso: se qualcuno ti ruba qualcosa a cui tieni oltre a restare male per l’oggetto di cui sei stato privato ma ti senti ferito dentro.
    • 8° Non dire falsa testimonianza: quanto sono brutte le bugie. A volte si parla di bugie bianche fatte a fin di bene. Ma non esiste una bugia a fin di bene è solo una facciata per acquietare la coscienza. Gesù ci ha detto che Lui è “Vita, via e Verità” proprio per insegnarci che la verità è sempre la strada migliore in ogni circostanza. Non so voi ma se c’è una cosa che non sopporto sono proprio le bugie. Non vi è mai capitato di dire una bugia e poi di essere stati scoperti? Che figura ci avete fatto? È sempre meglio dire e comportarsi secondo verità anche se può comportare delle conseguenze che di primo acchito possono sembrare brutte.
    • 9° Non desiderare la donna d’altri. Molti insegnamenti acquisiscono un significato diverso in base al tempo che stiamo vivendo. Conoscete la parola “invidia”. È un sentimento che ci fa star male perché nel nostro modo di pensare non abbiamo qualcosa che invece altri hanno. L’invidia è diverso dal semplice desiderio: mi piacerebbe avere quell’amico, quel giocattolo,… e finisce lì e non turba il mio cuore. Invece con l’invidia sto male dentro: perchè lui/lei ha questo e io no?” Con questa Parola/comandamento è come se ci volesse dire: “Io so ciò che è bene per te ama innanzitutto chi hai accanto, i tuoi amici le tue cose….hanno un valore immenso”
    • 10° Non desiderare la roba d’altri
  4. Gioco per motivare i ragazzi e fare esercizio di memorizzazione: dividere il gruppo in due o più squadre: mettere in due sacchetti dieci foglietti di carta scrivendo numeri da uno a dieci; tutti i componenti della squadra si mettono in fila (se gli spazi lo consentono in piedi altrimenti seduti) e il primo della fila estrae un numero dal sacchetto, pronuncia il numero e dice ( o si potrebbe dare il compito al secondo della fila e così via) a quale “Parola” corrisponde. Si segnano i punti e vince la squadra che fa più punti.

Dal Catechismo della Chiesa Cattolica

2052 « Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? ». Al giovane che gli rivolge questa domanda, Gesù risponde innanzi tutto richiamando la necessità di riconoscere Dio come « il solo Buono », come il Bene per eccellenza e come la sorgente di ogni bene. Poi Gesù gli dice: « Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti ». Ed elenca al suo interlocutore i comandamenti che riguardano l’amore del prossimo: « Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, onora tuo padre e tua madre ». Infine Gesù riassume questi comandamenti in una formulazione positiva: « Ama il prossimo tuo come te stesso » (Mt 19,16-19).

2196 Rispondendo alla domanda rivoltagli sul primo dei comandamenti, Gesù disse: « Il primo è: “Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l’unico Signore; amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza”. E il secondo è questo: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”. Non c’è altro comandamento più importante di questo » (Mc 12,29-31).

L’Apostolo san Paolo lo richiama: « Chi ama il suo simile ha adempiuto la legge. Infatti, il precetto: Non commettere adulterio, non uccidere, non rubare, non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore » (Rm 13,8-10).

054 Gesù ha ripreso i dieci comandamenti, ma ha manifestato la forza dello Spirito all’opera nella loro lettera. Egli ha predicato la giustizia che supera quella degli scribi e dei farisei3 come pure quella dei pagani.4 Ha messo in luce tutte le esigenze dei comandamenti. « Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere […]. Ma io vi dico: chiunque si adira contro il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio » (Mt 5,21-22).

2055 Quando gli si pone la domanda: « Qual è il più grande comandamento della Legge? » (Mt 22,36), Gesù risponde: « Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima e con tutta la tua mente. Questo è il più grande e il primo dei comandamenti. E il secondo è simile al primo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la Legge e i Profeti » (Mt 22,37-40).5 Il Decalogo deve essere interpretato alla luce di questo duplice ed unico comandamento della carità, pienezza della Legge:

« Il precetto: Non commettere adulterio, Non uccidere, Non rubare, Non desiderare e qualsiasi altro comandamento, si riassume in queste parole: Amerai il prossimo tuo come te stesso. L’amore non fa nessun male al prossimo: pieno compimento della legge è l’amore » (Rm 13,9-10).

Il Decalogo nella Sacra Scrittura

2056 La parola « Decalogo » significa alla lettera « dieci parole » (Es 34,28; Dt 4,13; 10,4). Queste « dieci parole » Dio le ha rivelate al suo popolo sulla santa montagna. Le ha scritte con il « suo dito »,6 a differenza degli altri precetti scritti da Mosè.7 Esse sono parole di Dio per eccellenza. Ci sono trasmesse nel libro dell’Esodo8 e in quello del Deuteronomio.9 Fin dall’Antico Testamento i Libri Santi fanno riferimento alle « dieci parole ».10 Ma è nella Nuova Alleanza in Gesù Cristo che sarà rivelato il loro pieno senso.

2057 Il Decalogo si comprende innanzi tutto nel contesto dell’Esodo che è il grande evento liberatore di Dio al centro dell’Antica Alleanza. Siano esse formulate come precetti negativi, divieti, o come comandamenti positivi (come: « Onora tuo padre e tua madre »), le « dieci parole » indicano le condizioni di una vita liberata dalla schiavitù del peccato. Il Decalogo è un cammino di vita:

« Ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi » (Dt 30,16).

Questa forza liberatrice del Decalogo appare, per esempio, nel comandamento sul riposo del sabato, destinato parimenti agli stranieri e agli schiavi:

« Ricordati che sei stato schiavo nel paese d’Egitto e che il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire di là con mano potente e braccio teso » (Dt 5,15).

2058 Le « dieci parole » riassumono e proclamano la Legge di Dio: « Queste parole pronunciò il Signore, parlando a tutta la vostra assemblea, sul monte, dal fuoco, dalla nube e dall’oscurità, con voce poderosa, e non aggiunse altro. Le scrisse su due tavole di pietra e me le diede » (Dt 5,22). Perciò queste due tavole sono chiamate « la Testimonianza » (Es 25,16). Esse contengono infatti le clausole dell’Alleanza conclusa tra Dio e il suo popolo. Queste « tavole della Testimonianza » (Es 31,18; Es 32,15; Es 34,29) devono essere collocate nell’« arca » (Es 25,16; 40,1-3).

2059 Le « dieci parole » sono pronunciate da Dio durante una teofania (« Il Signore vi ha parlato faccia a faccia sul monte dal fuoco »: Dt 5,4). Appartengono alla rivelazione che Dio fa di se stesso e della sua gloria. Il dono dei comandamenti è dono di Dio stesso e della sua santa volontà. Facendo conoscere le sue volontà, Dio si rivela al suo popolo.

2060 Il dono dei comandamenti e della Legge fa parte dell’Alleanza conclusa da Dio con i suoi. Secondo il libro dell’Esodo, la rivelazione delle « dieci parole » viene accordata tra la proposta dell’Alleanza11 e la sua stipulazione,12 dopo che il popolo si è impegnato a « fare » tutto ciò che il Signore aveva detto e ad « obbedirvi ».13 Il Decalogo non viene mai trasmesso se non dopo la rievocazione dell’Alleanza (« Il Signore nostro Dio ha stabilito con noi un’Alleanza sull’Oreb »: Dt 5,2).

2061 I comandamenti ricevono il loro pieno significato all’interno dell’Alleanza. Secondo la Scrittura, l’agire morale dell’uomo prende tutto il proprio senso nell’Alleanza e per essa. La prima delle « dieci parole » ricorda l’iniziativa d’amore di Dio per il suo popolo:

« Poiché l’uomo, per castigo del peccato, era venuto dal paradiso della libertà alla schiavitù di questo mondo, per questo la prima parola del Decalogo, cioè la prima voce dei comandamenti di Dio, tratta della libertà dicendo: “Io sono il Signore, tuo Dio, che ti ho fatto uscire dal paese di Egitto, dalla condizione di schiavitù” (Es 20,2; Dt 5,6) ».14

2062 I comandamenti propriamente detti vengono in secondo luogo; essi esprimono le implicanze dell’appartenenza a Dio stabilita attraverso l’Alleanza. L’esistenza morale è risposta all’iniziativa d’amore del Signore. È riconoscenza, omaggio a Dio e culto d’azione di grazie. È cooperazione al piano che Dio persegue nella storia.

2063 L’Alleanza e il dialogo tra Dio e l’uomo sono ancora attestati dal fatto che tutte le imposizioni sono enunciate in prima persona (« Io sono il Signore… ») e rivolte a un altro soggetto (« Tu… »). In tutti i comandamenti di Dio è un pronome personale singolare che indica il destinatario. Dio fa conoscere la sua volontà a tutto il popolo e, nello stesso tempo, a ciascuno in particolare:

« Il Signore comandò l’amore verso Dio e insegnò la giustizia verso il prossimo, affinché l’uomo non fosse né ingiusto, né indegno di Dio. Così, per mezzo del Decalogo, Dio preparava l’uomo a diventare suo amico e ad avere un solo cuore con il suo prossimo […]. Le parole del Decalogo restano validissime per noi. Lungi dall’essere abolite, esse sono state portate a pienezza di significato e di sviluppo dalla venuta del Signore nella carne ».15

Il Decalogo nella Tradizione della Chiesa

2064 Fedele alla Scrittura e in conformità all’esempio di Gesù, la Tradizione della Chiesa ha riconosciuto al Decalogo un’importanza e un significato fondamentali.

2065 A partire da sant’Agostino, i « dieci comandamenti » hanno un posto preponderante nella catechesi dei futuri battezzati e dei fedeli. Nel secolo quindicesimo si prese l’abitudine di esprimere i precetti del Decalogo in formule in rima, facili da memorizzare, e positive. Sono in uso ancor oggi. I catechismi della Chiesa spesso hanno esposto la morale cristiana seguendo l’ordine dei « dieci comandamenti ».

2066 La divisione e la numerazione dei comandamenti hanno subito variazioni nel corso della storia. Questo Catechismo segue la divisione dei comandamenti fissata da sant’Agostino e divenuta tradizionale nella Chiesa cattolica. È pure quella delle confessioni luterane. I Padri greci hanno fatto una divisione un po’ diversa, che si ritrova nelle Chiese ortodosse e nelle comunità riformate.

2067 I dieci comandamenti enunciano le esigenze dell’amore di Dio e del prossimo. I primi tre si riferiscono principalmente all’amore di Dio e gli altri sette all’amore del prossimo.

« Come sono due i comandamenti dell’amore, nei quali si compendia tutta la Legge e i Profeti – lo diceva il Signore […] –, così gli stessi dieci comandamenti furono dati in due tavole. Si dice infatti che tre fossero scritti su una tavola e sette su un’altra ».16

2068 Il Concilio di Trento insegna che i dieci comandamenti obbligano i cristiani e che l’uomo giustificato è ancora tenuto ad osservarli.17 Il Concilio Vaticano II afferma: « I Vescovi, quali successori degli Apostoli, ricevono dal Signore […] la missione di insegnare a tutte le genti e di predicare il Vangelo ad ogni creatura, affinché tutti gli uomini, per mezzo della fede, del Battesimo e dell’osservanza dei comandamenti, ottengano la salvezza ».18

L’unità del Decalogo

2069 Il Decalogo costituisce un tutto indissociabile. Ogni « parola » rimanda a ciascuna delle altre e a tutte; esse si condizionano reciprocamente. Le due tavole si illuminano a vicenda; formano una unità organica. Trasgredire un comandamento è infrangere tutti gli altri.19 Non si possono onorare gli altri uomini senza benedire Dio loro Creatore. Non si potrebbe adorare Dio senza amare tutti gli uomini sue creature. Il Decalogo unifica la vita teologale e la vita sociale dell’uomo.

Il Decalogo e la legge naturale

2070 I dieci comandamenti appartengono alla rivelazione di Dio. Al tempo stesso ci insegnano la vera umanità dell’uomo. Mettono in luce i doveri essenziali e, quindi, indirettamente, i diritti fondamentali inerenti alla natura della persona umana. Il Decalogo contiene un’espressione privilegiata della « legge naturale »:

« Fin dalle origini, Dio aveva radicato nel cuore degli uomini i precetti della legge naturale. Poi si limitò a richiamarli alla loro mente. Fu il Decalogo ».20

2071 Quantunque accessibili alla sola ragione, i precetti del Decalogo sono stati rivelati. Per giungere ad una conoscenza completa e certa delle esigenze della legge naturale, l’umanità peccatrice aveva bisogno di questa rivelazione:

« Una completa esposizione dei comandamenti del Decalogo si rese necessaria nella condizione di peccato, perché la luce della ragione si era ottenebrata e la volontà si era sviata ».21

Noi conosciamo i comandamenti di Dio attraverso la rivelazione divina che ci è proposta nella Chiesa, e per mezzo della voce della coscienza morale.

L’obbligazione del Decalogo

2072 Poiché enunciano i doveri fondamentali dell’uomo verso Dio e verso il prossimo, i dieci comandamenti rivelano, nel loro contenuto essenziale, obbligazioni gravi. Sono sostanzialmente immutabili e obbligano sempre e dappertutto. Nessuno potrebbe dispensare da essi. I dieci comandamenti sono incisi da Dio nel cuore dell’essere umano.

2073 L’obbedienza ai comandamenti implica anche obblighi la cui materia, in se stessa, è leggera. Così l’ingiuria a parole è vietata dal quinto comandamento, ma non potrebbe essere una colpa grave che in rapporto alle circostanze o all’intenzione di chi la proferisce.

«Senza di me non potete far nulla»

2074 Gesù dice: « Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla » (Gv 15,5). Il frutto indicato in questa parola è la santità di una vita fecondata dall’unione con Cristo. Quando crediamo in Gesù Cristo, comunichiamo ai suoi misteri e osserviamo i suoi comandamenti, il Salvatore stesso viene ad amare in noi il Padre suo ed i suoi fratelli, Padre nostro e nostri fratelli. La sua persona diventa, grazie allo Spirito, la regola vivente ed interiore della nostra condotta. « Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati » (Gv 15,12).

In sintesi

2075 « Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna? » – « Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti » (Mt 19,16-17).

2076 Con il suo agire e con la sua predicazione, Gesù ha attestato la perennità del Decalogo.

2077 Il dono del Decalogo è accordato nell’ambito dell’Alleanza conclusa da Dio con il suo popolo. I comandamenti di Dio ricevono il loro vero significato in questa Alleanza e per mezzo di essa.

2078 Fedele alla Scrittura e in conformità all’esempio di Gesù, la Tradizione della Chiesa ha riconosciuto al Decalogo un’importanza ed un significato fondamentali.

2079 Il Decalogo costituisce un’unità organica in cui ogni « parola » « comandamento » rimanda a tutto l’insieme. Trasgredire un comandamento è infrangere tutta la Legge.22

2080 Il Decalogo contiene un’espressione privilegiata della legge naturale. Lo conosciamo attraverso la rivelazione divina e con la ragione umana.

2081 I dieci comandamenti enunciano, nel loro contenuto fondamentale, obbligazioni gravi. Tuttavia, l’obbedienza a questi precetti comporta anche obblighi la cui materia, in se stessa, è leggera.

2082 Quanto Dio comanda, lo rende possibile con la sua grazia.

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