Le nozze di Cana: un’abbondanza che diventa gioia

Commento al Vangelo di don Pieralbert D’Alessandro

Il Miracolo di Cana è il primo, anzi dovremmo definire il principio dei segni compiuti da Gesù nel testo giovanneo. La sapienza teologica di Giovanni ci invita a chiamarli segni piuttosto che miracoli, attribuendo agli stessi il potere di “manifestare” la Gloria di Dio.

È per questo che nella Liturgia della Festa dell’Epifania, che celebra la manifestazione di Dio alle Genti, leggiamo nell’antifona del Magnificat una chiara allusione al Miracolo di Cana: “Tre prodigi celebriamo in questi giorno santo: oggi la stella ha guidato i Magi al presepio, oggi l’acqua è cambiata in vino alle nozze, oggi Cristo è battezzato da Giovanni nel Giordano per la nostra salvezza, alleluia”.

“Quel giorno, a Cana di Galilea, fu l’inizio dei segni”: è interessante notare che una Festa di nozze, ovvero la Festa dell’amore per eccellenza, è l’evento che segna l’inizio della Vita Pubblica di Gesù e la manifestazione della Sua Gloria non solo agli invitati di un banchetto nunziale, ma agli stessi discepoli.

Questo Dio che precede, che abita “le occasioni feriali e festive” di un popolo, come queste nozze, che fa di tutto, perché la gioia non venga meno è il Dio di cui faccio esperienza nella mia quotidianità, dove parole come “Festa e Ferialità” si riempiono di significato o meglio dovrebbero !! È attraverso la convivialità di un pasto o negli incontri ad una festa che tocco con mano come Dio abiti il quotidiano.

In queste occasioni sempre Egli si fa presente nella condivisione anche di un pasto che a volte non basta per saziare tutti, ma chiunque sia lì presente sarà il benvenuto e ne beneficerà almeno di un boccone!

Gesù, a Cana di Galilea, trasforma l’acqua in vino perché la gioia di un banchetto nunziale non venga meno, perché la musica della festa non finisca troppo presto, perché gli invitati a nozze possano continuare a godere di un’atmosfera leggiadra, perché il “sì” di due sposi possa perpetrarsi senza interruzione.

A Cana di Galilea, se ci pensiamo, il Signore “riempie fino all’orlo” quella che poteva essere a tutti gli effetti una “mancanza”, una falla organizzativa che avrebbe minato con troppo anticipo la gioia della Festa. Già, fino all’orlo, perché la misura di Dio non è mai quantificabile, non è mai riducibile ad un simbolo matematico… No, la misura del Suo amore per l’uomo sa andare oltre ogni possibilità di calcolo.

La misura del Suo amore, a Cana di Galilea (ma ovunque), è sempre: traboccante, rasenta sempre l’orlo, è in quell’abbondanza e in quello spreco che permette a ciascuno di sapersi “custodito da Dio” affinché la propria gioia sia piena!

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