E se Dio avesse un sito? Quanto le parrocchie, i movimenti e i credenti usano la rete per annunciare la lieta novella?

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In occasione della festa del patrono dei giornalisti Associazione vastese della stampa, insieme all’Ordine dei giornalisti d’Abruzzo, ha vissuto il 24 gennaio 2025 il convegno sul tema: Il giornalismo religioso nella sfida del terzo millennio, svoltosi nella parrocchia di Santa Maria del Sabato Santo a Vasto. Relatori Maria Napolitano (giornalista), Stefano Pallotta (presidente Odg Abruzzo), i sacerdoti don Nicola del Bianco e don Raimondo Artese, Giampaolo Di Marco (presidente Assostampa Vasto).

Molti credenti e anche sacerdoti dicono che occorre il rapporto a tu per tu e/o guardarsi negli occhi per parlare di Cristo. Ma quanti racconti ci sono in cui un miracolo, un dialogo del Vangelo nasce sullo sfondo di una folla? La folla dei tempi di Gesù è la stessa che si cela oggi dietro la rete. Gesù prende una barca ovvero uno strumento fisico quasi fosse un palco per dare la possibilità a tutti di vederlo e di ascoltarlo. Internet è come quella barca. Gesù è un uomo vivo che si incarna nella nostra storia. Quella del nostro mondo contempla anche la rete.

Probabilmente se Gesù vivesse in quest’epoca, userebbe la rete alla stessa stregua di quella barca chiesta a Simone e su cui è salito per svolgere la sua missione evangelizzatrice raccontata in Luca 5, 1-11. Per annunciare il Regno di Dio bisogna tener conto dell’uomo di oggi “qui e ora”. La rete non è da considerar un semplice strumento ma un vero e proprio luogo come un mare aperto in cui non sai cosa puoi incontrare e i rischi a cui puoi andare incontro.

Diversi termini comuni del mondo digitale richiamano a concetti teologici che si possono incarnare nella quotidianità di ogni uomo e donna: per chi usa i computer per lavoro sono pane quotidiano le parole: salvare, convertire, giustificare, follower (seguaci di Cristo)… Quante volte troviamo nel Vangelo la parola “rete” sulla bocca di Gesù “Vi farò pescatori di uomini…prendi il largo e calate le reti per la pesca”.

Al tempo del Covid la rete è stata cruciale

Passato il Covid molti sacerdoti, vedendo nelle chiese una minore affluenza rispetto al passato hanno cominciato a dire che era colpa del Covid partendo dal ragionamento che la gente si era abituata a non venire e che si poteva partecipare alla messa anche da remoto.

Ma è davvero così o piuttosto il Covid non ha fatto altro che far emergere in tantissime persone la mancanza di una fede matura viva e consapevole? Chi prima andava in chiesa per semplice abitudine ma senza che avesse incontrato Cristo probabilmente non ci va più perché non ne vede il senso e preferisce fare altro.

Per rendere l’idea se due persone erano veramente innamorate si sono lasciati perché al tempo del Covid non si sono potuti incontrare o sono tornati ancora più fervorosi ad incontrarsi?

Ciò che manca è semplicemente l’amore autentico tra Dio e l’uomo.

Ecco tre motivi per cui le parrocchie dovrebbero utilizzare la rete nel miglior modo possibile:

  • Ogni parrocchia per la società civile è una istituzione e come tale sarebbe una cosa buona che usi la rete per comunicare al mondo in modo puntuale, efficace e preciso. Oggi tutti noi quando cerchiamo delle informazioni su un ente andiamo su internet e ci arrabbiamo quando non troviamo le informazioni che avremmo dovuto trovare. Quante parrocchie hanno un canale che dia informazioni su orari celebrazioni, possibilità di accostarsi ai sacramenti…..? C’è una esigenza pratica di rendere visibili in rete anche delle semplici informazioni pratiche.Ed è importante che le notizie siano diffuse innanzitutto nei canali ufficiali per un fatto molto pratico: se esce una cattiva notizia o una fake sulla parrocchia i parrocchiani e gli altri dove possono andare a verificare? o anche il servizio di almeno una messa domenicale per chi è malato e/o di chi assiste un malato in casa. È vero che di messe ce ne stanno tante in tv ed anche tecnicamente perfette. Ma vedere i volti della propria parrocchia può aiutare a vivere la celebrazione in maniera più empatica.Parrocchie3.1 è nato proprio con questo scopo. I parroci che desiderano usufruire di questi servizi possono utilizzare la sezione contatti.
  • Strumento per educare i credenti a una fede matura: si potrebbero ipotizzare a delle rubriche ben strutturare che aiutino i fedeli ad essere dei cristiani consapevoli. Tempo fa una mamma è venuta a scuola per fare una richiesta per non far fare più religione alla figlia. Alla domanda del perché di questa scelta lei ha risposto “ora stiamo studiando e stiamo diventando testimoni di Geova”. Se prima si frequentava per tradizione consuetudine oggi occorre far crescere nella fede
  • La rete è come se fosse quella barca in cui Gesù saliva per annunciare il Vangelo a una folla indefinibile tutto il popolo della rete. Quante persone stanno dietro lo schermo di un tablet, uno smarthphone, un computer c’è un intero popolo a cui annunciare la lieta novella.

L’ideale sarebbe UTILIZZARE tutti i canali DISPONIBILI ed è importantissimo che i primi canali in cui devono comparire le notizie della parrocchia siano quelli della parrocchia e/o di un canale CREATO AD HOC COME PARROCCHIE 3.1.

Potrebbe essere una cosa buona creare una squadra, un comitato di redazione che si coordini per usare i vari canali sito web facebook, instagram, tic toc e simili che parlino un’unica lingua ma con linguaggi diversi. E tutto con la supervisione del parroco. L’’ideale AFFIDARE questi compiti ad adulti maturi nella fede e una passione per evangelizzare in rete con un minimo di dimestichezza con questi strumenti, capacità di ascolto e di lavorare in gruppo.

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