“A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici”

(Commento al Vangelo di don Simone Calabria)

Domenica scorsa la liturgia ci chiedeva di rispondere a queste domande: qual è la nostra speranza? Dove si fonda questa speranza? Cosa dobbiamo fare per essere felici? Siamo arrivati alla conclusione che per essere felici dobbiamo fidarci solo di Dio, che è paziente e misericordioso.

Essere pazienti, misericordiosi, fiduciosi, saper sopportare le cattiverie, sono atteggiamenti che ognuno di noi deve avere, come hanno avuto Davide nei riguardi di Saul che lo perseguitava per ucciderlo (Ia Lettura di oggi) e Gesù nei nostri confronti. 

“Gesù disse ai suoi discepoli: A voi che ascoltate, io dico: amate i vostri nemici, fate del bene a coloro che vi odiano, benedite coloro che vi maledicono, pregate per coloro che vi maltrattano. A chi ti percuote sulla guancia, offri anche l’altra”.

Il Vangelo appena ascoltato ci dice che, “amare i nostri nemici”, quelli che ci perseguitano e ci fanno soffrire, è difficile e non è neppure un “buon affare” perché ci impoverisce. Anche noi, sicuramente abbiamo dei nemici e tante volte diventiamo nemici di altri.

Gesù, oggi, ci chiede troppo. Porgere l’altra guancia, che cosa vuol dire?: essere disarmati, non incutere paura. Gesù non propone la passività eccessiva del debole, ma una iniziativa decisa e coraggiosa: riprendere il dialogo, il rapporto con la persona che ci ha ferita, fare il primo passo, perdonando, ricominciando di nuovo da capo. Il “perdono” è lo strumento posto nelle nostre fragili mani per raggiungere la felicità, la serenità del cuore. Lasciamo, allora, cadere il rancore, la rabbia, la violenza e la vendetta, sono queste le condizioni necessarie per vivere felici.

Carissimi, tutto questo significa “Convertirsi!”.

Non “cambiare la nostra mentalità per cambiare la condotta”. Non significa “migliorare il nostro comportamento”, “diventare più buoni”. “Convertirci” vuol dire “cambiare mentalità su Dio”, cambiare il nostro modo di vedere Dio, di comprenderlo, e quindi di presentarlo agli altri. Solo così, conoscendo e amando Dio in modo totalmente nuovo, potremo applicare un totale cambiamento anche in noi stessi. Ascoltiamo la parola di Gesù che ha messo la misericordia come un ideale di vita e come criterio di credibilità per la nostra fede. «Amate i vostri nemici. Pregate per coloro che vi maltrattano».

Un comandamento, quello di «pregare per quelli che ci maltrattano», che ci spiazza un po’, perché a noi, per la ferita che abbiamo nel cuore, (per esempio una persona che sparla di noi), ci viene naturale augurare qualcosa di male. Invece «Gesù ci dice: “No, no! Prega per questa persona affinché si ravveda”».

Verrebbe da chiedere al Signore: «Ma perché avere tanta generosità con il nemico?». La risposta ce la dà Gesù: per essere «figli dell’Altissimo». Se così «fa’ il Padre», così siamo chiamati a fare anche noi. Questa «guarigione del cuore», cioè, «ci porta a diventare più veri figli di Dio. «Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro».

«Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio» (Lc 6,37-38). Dice anzitutto di non giudicare e di non condannare. Se non si vuole incorrere nel giudizio di Dio, nessuno può diventare giudice del proprio fratello.

Gli uomini, infatti, con il loro giudizio si fermano alla superficie, mentre il Padre guarda nel profondo del cuore.

Quanto male fanno le parole quando sono mosse da sentimenti di gelosia e invidia! Parlare male del fratello significa porlo in cattiva luce, a compromettere la sua reputazione e lasciarlo in balia della chiacchiera. Non giudicare e non condannare significa, in positivo, saper cogliere ciò che di buono c’è in ogni persona e non permettere che abbia a soffrire per il nostro giudizio parziale e la nostra presunzione di sapere tutto. Ma questo non è ancora sufficiente per esprimere la misericordia. Gesù chiede anche di perdonare e di donare. Essere strumenti del perdono, perché noi per primi lo abbiamo ottenuto da Dio. Essere generosi nei confronti di tutti, sapendo che anche Dio elargisce la sua benevolenza su di noi con grande magnanimità.

Tutto il Vangelo è qui: amiamoci gli uni gli altri, altrimenti ci distruggeremo e non saremo liberi.

Chiediamo al Signore la grazia di «pregare per i nemici; pregare per quelli che vogliono il nostro male, che non ci vogliono bene». Amen.

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